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Il 9 maggio del 1978 Peppino Impastato è stato assassinato dalla mafia, per le sue battaglie contro Cosa nostra. Il luogo in cui è stato ucciso di trova a Cinisi, in provincia di Palermo: si tratta del Casolare Impastato, diventato luogo-simbolo della lotta contro il crimine mafioso. Nel mese dei aprile del 2024 l’edificio, a lungo in stato di abbandono, è stato restaurato: ecco qual è la sua storia.

Gli assassini di Impastato tentarono di farlo passare per un attentatore, facendolo saltare sui binari della ferrovia. Fu grazie alla caparbietà dei suoi compagni, che trovarono in un vicino casolare delle pietre con il suo sangue, che la verità venne a galla. Quel casolare si trova in contrada Feudo: lì Peppino Impastato è stato massacrato ed ucciso.

La battaglia per restituire il casolare alla collettività

La battaglia per renderlo ciò che è oggi non è stata facile ed è stato necessario attendere fino al 2020 per ottenerne l’esproprio. Le lotte e l’impegno per giungere a questo risultato sono state lunghe e faticose, ma sono servite a conservare la memoria e restituire il Casolare Impastato alla collettività.

Già nel 2013, in occasione delle commemorazioni del 9 maggio, venne consegnata all’allora Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, una petizione con oltre 25 mila firme in cui si chiedeva il recupero del Casolare e la conservazione in luogo della memoria.

Casolare Impastato – Foto Casa Memoria Peppino e Felicia Impastato

Giovanni Impastato, in quell’occasione, denunciava: “È vergognoso, quel casolare è il luogo della memoria più importante della Sicilia che ha lottato contro la mafia. Il suo recupero è una questione di dignità”. Il maggio del 2014 il Presidente della Regione Siciliana Crocetta, accogliendo parte delle richieste, dopo una petizione popolare, consegnava il provvedimento di vincolo promettendo che a breve ci sarebbe stato l’esproprio. Il governatore ha consegnato a Giovanni Impastato la copia della delibera durante una visita al casolare, in contrada Feudo.

Sono seguiti ulteriori appelli alle Istituzioni e dichiarazioni di denuncia dello stato in cui versava il Casolare da parte delle Associazioni che custodiscono la memoria di Peppino Impastato. Il 13 Dicembre del 2019 finalmente è stato firmato a Palazzo Orleans il protocollo di intesa tra Regione Siciliana, Città metropolitana di Palermo e Comune di Cinisi per il recupero e la valorizzazione del “Casolare Impastato” alla presenza dell’associazione Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, Centro Impastato e Ass. Peppino Impastato.

Nel maggio del 2020 è stato registrato in ragioneria il decreto del dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali, di determinazione dell’indennità provvisoria di espropriazione in favore della ditta proprietaria del casolare e del terreno rurale circostante, secondo la stima redatta dalla Soprintendenza di Palermo. Ad aprile del 2024 il casolare, restaurato, è stato inaugurato. L’associazione Casa Memoria Peppino e Felicia impastato, capofila di una serie di realtà legate alla memoria della vittima, ha presentato alla Sovrintendenza istanza per l’assegnazione della struttura in comodato d’uso.

Gli interventi di restauro

Il progetto di recupero dell’immobile e del terreno circostante – espropriati ed entrati in possesso della Regione nel 2020 – è stato redatto dalla Soprintendenza dei beni culturali di Palermo. I lavori erano stati avviati nel gennaio 2023 e finanziati con risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2020-2024 per un importo pari a centocinquantamila euro. Ad eseguirli l’impresa palermitana Scancarello.

Gli interventi sul Casolare Impastato hanno riguardato il consolidamento della muratura e del fondale con la realizzazione di un vespaio areato perimetrale oltre che degli intonaci esistenti. Si è proceduto alla pulitura e all’integrazione delle pavimentazioni esistenti con basole in pietra di Billiemi bocciardate, alla collocazione di infissi in legno, porte d’ingresso e vani finestra e alla realizzazione dell’impianto elettrico. Per quanto riguarda la revisione delle coperture, si è provveduto al rifacimento del massetto, all’impermeabilizzazione con malta e al ripristino del soffitto incannucciato a vista.

All’interno della stalla, al posto della seduta in pietra sulla quale erano rimaste impresse tracce di sangue, si è scelto di realizzare un parallelepipedo in policarbonato trasparente. Sulla superficie di uno dei lati, una porzione è stata resa manualmente rugosa per fissare simbolicamente quelle macchie, con l’ intento di “cristallizzare l’assenza“.