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Un viaggio nella tradizione dolciaria messinese attraverso uno dei biscotti più iconici dell’isola: le piparelle, croccanti, speziate e profondamente legate alla storia gastronomica siciliana.

Piparelle, dolce proposta della tradizione messinese

Le piparelle non sono semplici biscotti. Sono una sintesi della storia siciliana, un dolce che porta con sé l’eco della cultura araba, il profumo delle spezie orientali e la capacità della Sicilia di trasformare ogni influenza in identità. A prima vista ricordano i cantucci toscani, ma basta un morso per cogliere la differenza: croccanti, scure, intensamente aromatiche, con una consistenza che “scrocchia” in modo inconfondibile ad ogni assaggio.

A ricordarci le caratteristiche di questa dolcissima specialità, è stato di recente il Gambero Rosso , che la descrive come un dolce simbolo del territorio messinese, capace di esprimere una tradizione antica e orgogliosa. Le piparelle, infatti, appartengono ai Prodotti agroalimentari tradizionali (Pat), riconoscimento che ne tutela il valore culturale e gastronomico.

Dalla Sicilia araba alla modernità

Le piparelle nascono dall’incontro tra l’isola e i mercanti orientali. Furono loro a introdurre spezie che cambiarono per sempre il modo di cucinare in Sicilia. Il risultato è un biscotto che unisce mandorle, miele e un generoso mix di cannella, chiodi di garofano, noce moscata e, talvolta, un tocco di pepe nero.
Un mosaico aromatico che distingue in modo netto queste specialità dagli altri biscotti della tradizione italiana.

Perché le piparelle si chiamano così?

Il nome “piparelle” deriva dal rumore di un tempo, quando la cottura avveniva nelle stufe a legna, lontano dalla precisione dei moderni forni. Il termine richiama il sibilo prodotto dal fuoco durante la lunga asciugatura, che poteva durare fino a 48 ore a temperature bassissime. Per questo motivo, la loro preparazione era riservata alle occasioni più significative dell’anno.

Doppia cottura e croccantezza

Il segreto delle piparelle è la logica del bis-cotto, che equivale a una doppia cottura. Dopo aver impastato farina, zucchero, uova, miele, parti grasse e spezie con le mandorle intere, si formano lunghi filoni da cuocere fino a doratura. Una volta raffreddati, vengono tagliati in fette sottili, mai più spesse di un centimetro, e rientrano in forno per una seconda cottura che li rende asciutti e irresistibilmente croccanti.

Esistono anche delle varianti di questa ricetta, a seconda delle aree geografiche della Sicilia. Nel Catanese e nel Nisseno si preferiscono mandorle pelate, nel Palermitano si abbonda con la cannella, nel Messinese si custodisce la variante più antica.

Sagre, feste e bicchieri di Marsala

Oggi le piparelle si trovano tutto l’anno, ma restano un simbolo delle feste natalizie, dei mercatini di paese e delle bancarelle durante le celebrazioni patronali. Sono perfette da assaporare durante una passeggiata tra le vie in festa, ma soprattutto rappresentano un rituale di convivialità che accomuna generazioni.

La loro consistenza asciutta le rende ideali da accompagnare con vini liquorosi siciliani, come:

  • Marsala,
  • Malvasia delle Lipari,
  • Passito di Pantelleria.

Un matrimonio di profumi e aromi che conferma quanto la tradizione enogastronomica siciliana sia capace di creare legami perfetti. Foto: Depositphotos.com.

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