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Le acque del Mediterraneo si stanno riscaldando a un ritmo allarmante, mettendo a rischio la biodiversità marina e l’economia ittica della Sicilia. Le acciughe, simbolo della tradizione culinaria e pilastro dell’industria della pesca locale, stanno diventando sempre più piccole e si spostano verso il largo alla ricerca di nutrienti. Questo fenomeno è legato alla riduzione delle zone di upwelling, cruciali per la produttività degli ecosistemi marini.

Cos’è l’upwelling e perché è vitale

L’upwelling è un processo oceanografico in cui acque fredde e ricche di nutrienti risalgono dalle profondità marine verso la superficie, stimolando la crescita del fitoplancton, base della catena alimentare marina. In Sicilia, aree come lo Stretto di Messina e il Canale di Sicilia beneficiano di questo fenomeno, sostenendo la presenza di specie come sardine, alici e tonni.

Le conseguenze del riscaldamento marino

L’aumento delle temperature superficiali ostacola l’upwelling, poiché l’acqua calda, meno densa, impedisce la risalita delle acque profonde. Paolo Tiozzo, vicepresidente di Confcooperative – Fedagripesca, ha spiegato al Corriere della Sera: «Entro il 2050 si rischia una riduzione del 20% dei fenomeni di upwelling, che saranno meno frequenti, intensi ed efficaci rispetto al passato, con effetti a cascata su pesci, ecosistemi e comunità costiere dipendenti dalla pesca».

Impatto sulla pesca siciliana

La diminuzione dell’upwelling costringe le acciughe a migrare verso acque più profonde, rendendo la loro cattura più difficile e costosa per i pescatori siciliani. Inoltre, il riscaldamento favorisce l’espansione di specie invasive, che competono con quelle autoctone, come evidenziato dalla drastica riduzione della popolazione di ricci in Puglia. «Quando le correnti si riducono – spiegano gli esperti di Fedagripesca  – si verificano migrazioni forzate come quelle delle alici,  ma anche un aumento delle specie aliene provenienti da acque più calde e una drastica diminuzione di quelle autoctone: in Puglia e Sicilia, ad esempio, la densità dei ricci è crollata sotto gli 0,2 individui per metro quadrato secondo uno studio dell’Università del Salento».

In cerca di soluzioni

Confcooperative Fedagripesca Sicilia ha lanciato un appello al governo regionale per affrontare la crisi della pesca, proponendo misure come il rinnovo del credito d’imposta per l’acquisto di carburante e l’attuazione dei Piani di Gestione Locale. Le marinerie siciliane, comprese le Isole Eolie, hanno organizzato nei mesi scorsi proteste per sollecitare interventi concreti.

Organizzazioni come Worldrise promuovono la protezione del 30% dei mari italiani entro il 2030, attraverso la creazione di Aree Marine Protette e progetti di sensibilizzazione. Queste iniziative mirano a preservare la biodiversità marina e a garantire la sostenibilità delle attività di pesca. Foto: Depositphotos.com.