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"Dietrofront" Almaviva: appena 1.000 euro lordi di incentivo all'esodo. Che scendono a 500, sempre lordi, in caso di contratto "part time". Dopo l'accordo del 31 maggio che prevedeva 18 mesi di ammortizzatori sociali – non una soluzione definitiva quindi – la multinazionale dei call center ha recapitato una lettera che sollecita i lavoratori all'uscita volontaria di scena dalle sedi con la spada di Damocle degli esuberi, e cioè Roma, Napoli e Palermo.

Una brutta sorpresa, dunque, per i lavoratori, che hanno tempo fino al 15 giugno – solo una settimana – per aderire. L'importo di 1.000 euro, poco più di uno stipendio mensile, è comprensivo di 250 euro a titolo di transazione novativa, che estinguerebbe di fatto il precedente rapporto di lavoro. Denaro che verrà erogato insieme al tfr, il trattamento di fine rapporto. Un incentivo ad andare, dunque, nonostante l’accordo allontanasse lo spauracchio del licenziamento e prevedesse il ricorso a 18 mesi di ammortizzatori.

Come riporta "Il Manifesto", l’azienda si è impegnata comunque a garantire che il reddito di ciascun addetto resti entro la soglia che assicura gli 80 euro "renziani". Trascorsi i primi 6 mesi, ne scattano altri 12 di cassa straordinaria. In questo periodo Almaviva si impegna "a ridurre gradualmente – su base trimestrale e in misura non inferiore al 5% – il ricorso alla cassa, fino al raggiungimento del 20%".

A Palermo attendono con fiducia gli sviluppi: "Abbiamo accettato nuovi sacrifici pur di conservare il nostro posto. Nel contempo speriamo che il governo mantenga tutte le sue promesse e metta ordine nel settore, in modo che l’azienda possa tornare a competere al meglio sul mercato", ha commentato Alice Violante della Uilcom Uil.