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Arancine indigeste al Movimento Cinque Stelle. Sono ben 4 mila quelle fornite per l'ormai famoso raduno grillino a Palermo dallo chef Roberto Lombardo, titolare dell'impresa "Un pò capiri". E l'imprenditore ha deciso di fare causa: "Devo ancora essere pagato". A quanto pare, sottolinea "Repubblica", c'è ancora un credito di 5 mila euro pendente: Lombardo avrebbe ricevuto soltanto la metà della cifra pattuita. 

"Sono stato ingaggiato senza neppure un contratto, in base a un accordo solo verbale. Ho fornito personale e attrezzature, rinunciando per tre giorni alla mia normale attività. A fatica ho avuto un acconto ma dopo la manifestazione non ho visto più un euro e sono trascorsi un mese e mezzo. Ho subito pure un danno d'immagine, visto che nello stand con la mia insegna le arancine sono state vendute dall'organizzazione a 3,50 euro, anziché al prezzo di 2 euro che io pratico nel mio negozio e che avevo consigliato. Ecco perché ho deciso di adire le vie legali", spiega Lombardo.

Lo staff grillino contesta una serie di inadempienze all'imprenditore: la lentezza nella preparazione delle arancine durante la kermesse e lo smaltimento non corretto degli oli esausti. Ma Lombardo nega ogni addebito, affermando di "non essere stato messo in condizione di lavorare al meglio" e smentendo la circostanza secondo cui non avrebbe rispettato le norme anti-inquinamento. "Ho tutte le carte a posto e credo che dall'altra parte si stiano solo cercando scuse per non pagarmi. Non si può predicare bene e razzolare male", conclude Lombardo.

Qualche ora più tardi, però, la parlamentare Roberta Lombardi ha smentito la notizia con un lungo post su Facebook. Eccolo qui di seguito:

Il giornalismo secondo "Repubblica Palermo"

Ieri, 2 novembre 2016, Repubblica Palermo titola così: "'Le mie arancine non pagate'. Lo chef del raduno di Palermo fa causa ai 5 stelle". Firma del giornalista? Non pervenuta. In sostanza, nell'articolo si insinua che il Movimento 5 Stelle non ha tenuto un comportamento corretto nei confronti di un fornitore di arancine ingaggiato per l'evento di Palermo. 

L'articolo riporta ampi virgolettati di questo signore che addirittura annuncerebbe una causa nei nostri confronti per la restituzione del presunto maltolto. Tanto che Repubblica Palermo si lancia in una previsione delle sue: "Quelle quattromila arancine vendute agli attivisti nei giorni di Italia "5 stelle" – scrive – rischiano di costare più care del previsto all'organizzazione grillina".

Una previsione alla Fassino, verrebbe da dire, visto che questa storia delle arancine più che costare cara al M5S, rischia di costare cara proprio a Repubblica Palermo, che ha raccolto una voce senza effettuare la benché minima verifica. Il comitato organizzatore che presiedo ha infatti sottoscritto un contratto con un Consorzio di produttori locali che a sua volta ha provveduto ad assegnare gli spazi presenti all'interno dell'area ristoro in base alle singole specificità alimentari. Il Consorzio è stato pagato immediatamente dopo la conclusione dell'evento, come è nostra abitudine. Il Consorzio, quindi, ha stipulato autonomo (ripetiamo: autonomo) contratto con il Sig. Giuseppe Roberto Lombardo, produttore delle arancine. 

Ma tant'è, per Repubblica Palermo evidentemente bastava che qualcuno infangasse il 5 Stelle, bastava trovare una persona qualsiasi pronta a gettare discredito nei nostri riguardi e della manifestazione.Questo è il modo di lavorare di alcuni giornalisti. Ma non di tutti, sia chiaro. Perché, ad esempio, in questo caso sappiamo che lo stesso commerciante aveva provato a chiamare anche Striscia la Notizia, che invece a differenza di Repubblica ha verificato le accuse, compreso che tra noi e l'arancinaro non c'era alcun rapporto e che quindi le sue eventuali pretese economiche dovevano essere indirizzate verso il soggetto con cui noi avevamo il contratto di fornitura servizi, suo appaltatore.

Ora, sempre a Repubblica Palermo che nel suo pezzo sottolinea come il caso rischia di "causare un nuovo danno d'immagine al M5S", suggeriamo accortezza e professionalità. Non fatevi prendere dalla frenesia del falso scoop. Abbiate rispetto del vostro mestiere, ma soprattutto abbiate rispetto dei vostri lettori. Qui l'unico danno d'immagine lo ha ricevuto il vostro giornale, dimostrando scarsa credibilità.