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Avevano antenati provenienti dall’Europa nord orientale, dal Caucaso e dalle steppe eurasiatiche. Nel quinto secolo a.C. combattevano in Sicilia nelle stesse fila, all’interno dell’esercito greco: una prova di quanto i mercenari fossero già presenti nell’età classica arriva da uno studio interdisciplinare che ha evidenziato la varietà genetica di 54 individui sepolti nella necropoli di Himera e in altre località della Sicilia occidentale.

La ricerca internazionale, pubblicata su PNAS (“The diverse genetic origins of a Classical period Greek army“), è stata coordinata dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, dal Dipartimento di Biologia evolutiva umana dell’Università di Harvard (Stati Uniti), dal Dipartimento di Archeogenetica dell’Istituto Max Planck di Antropologia evolutiva (Germania), dal Centro di Evoluzione umana e scienze archeologiche dell’Università di Vienna (Austria), dall’Università della Georgia (Athens, Stati Uniti).

Nel quinto secolo a.C. i Greci dall’Egeo e i Fenici da Oriente si espansero attraverso il Mediterraneo e stabilirono molti insediamenti e colonie lungo la costa. In alcune regioni strategicamente importanti, come la Sicilia, la contesa del controllo territoriale portò allo scontro.

Gli storici Erodoto e Diodoro Siculo documentarono due battaglie in cui i Fenici di Cartagine attaccarono Himera. Durante la prima, nel 480 a.C., un’alleanza tra Himera, Siracusa e Agrigento permise di respingere l’offensiva, ma quando i Cartaginesi tornarono all’attacco, nel 409 a.C. la colonia fu distrutta e abbandonata.

A partire dal 1990, gli scavi a Himera hanno portato alla luce una delle più grandi necropoli greche mai scoperte, con oltre diecimila sepolture. Tra queste ci sono diverse fosse comuni che, secondo gli archeologi, hanno raccolto le spoglie di soldati caduti nelle due battaglie. Si pensa che diverse sepolture di massa più piccole e disposte in modo ordinato rappresentino i caduti dell’esercito vittorioso del 480 a.C., mentre una più grande fossa comune di corpi ammassati è attribuita ai caduti della battaglia del 409 a.C. frettolosamente sepolti prima dell’abbandono della città.

Mentre nella fossa comune attribuita al 480 a.C il genoma rimanda a individui geneticamente e isotopicamente ‘stranieri’, per l’altra, associata alla battaglia del 409 a.C., isotopi e genetica mostrano profonde radici locali.

“La maggior parte dei soldati nella battaglia successiva – ha spiegato David Caramelli, direttore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze – erano discendenti di indigeni siciliani con migranti dell’Egeo”.

Dalla ricerca emerge non solo che la colonizzazione greca classica ha portato alla diffusione dei popoli dell’Egeo nel Mediterraneo ma che, anche l’attività militare, oltre al commercio, è stata la causa di spostamenti senza precedenti e di un cosmopolitismo più ampio.