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Aron non ce l’ha fatta. Il pitbull bruciato vivo dal suo stesso proprietario in una piazza del centro di Palermo alcuni giorni fa si è spento in una clinica veterinaria del capoluogo siciliano.

Ne ha dato l’annuncio la LAV Palermo, che aveva preso in carico il cane pagando le spese veterinarie per salvarlo. “Aron non c’è più – si legge in un post dell’associazione -. Il suo corpo non ha retto, sebbene lui abbia lottato fino alla fine”.

Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, in una nota ha affermato: “La speranza di questi giorni si è spenta stanotte con la terribile notizia della morte di Aron, il cane bruciato vivo martedì scorso. Non ci sono parole per descrivere un gesto totalmente folle provocato da una singola persona, se non esprimere la piena condanna e l’assoluta intollerabilità verso qualsiasi maltrattamento nei confronti di un animale. Per tali ragioni, il Comune è pronto a costituirsi parte civile in questa drammatica vicenda. Grazie all’azione di attivisti e associazioni, oggi la sensibilità nei confronti degli animali è diversa rispetto al passato e voglio sottolineare l’impegno di chi si è prodigato per soccorrere e curare Aron, esempi da tenere a mente anche da parte delle istituzioni che devono proseguire lo sforzo a tutela degli animali”.

Nei giorni scorsi il padrone è stato denunciato dalla polizia per maltrattamento di animali e danneggiamento.

La nota del Garante Regionale dei diritti degli Animali per la Sicilia

Il Garante Regionale dei diritti degli Animali per la Sicilia preannuncia di costituirsi parte civile contro l’autore che ha dato alle fiamme il suo cane a Palermo. Giovanni Giacobbe, psicologo ed esperto di neuroetica del benessere animale afferma: “Occorrerebbe fare sentire tutto il nostro sdegno a Roma. Da quando lo Stato ha avocato a sè la potestà legislativa esclusiva in materia di diritti degli animali con la modifica dell’Art. 9 della Costituzione, è noto che la Regione non abbia più gli strumenti per legiferare in maniera tale da riuscire a prevenire né (ovviamente) a punire questi esecrabili reati perpetrati in danno degli animali”.

Il garante della Regione Siciliana ha inviato una relazione alla commissione giustizia del governo Meloni in cui ha evidenziato che: “Al giorno d’oggi, tutti i Paesi occidentali si sono dotati di leggi che sanzionano la crudeltà ed il maltrattamento verso gli animali, ma l’Italia purtroppo è ancora indietro. Il progressivo evolversi della sensibilità collettiva nei confronti degli animali, connesso al crescente allarme sociale per la crescita esponenziale di fenomeni di maltrattamento e sfruttamento di varia natura, rendono certamente opportuno un nuovo intervento legislativo”. Nella sua relazione chiede se “le sofferenze degli animali, non continuano forse ad essere oggetto di rilevanza penale solo in quanto mediate dalle conseguenze sulla sensibilità umana che queste comportano?”

Per Giacobbe, sarebbe dunque preferibile che il sistema normativo, si attrezzi per tutelare attraverso le sue norme, come indicato “dalla sentenza del Consiglio di Stato n. 6317 del 27 settembre 2004”.

“Intanto, certamente, come Garante Regionale dei diritti degli Animali, mi costituirò parte civile al processo contro l’autore di questo abominio”. Conclude Giacobbe