Conoscere la Sicilia

L’assedio di Siracusa: il genio di Archimede che sorprese i Romani

Il quinto e ultimo capitolo della saga di Indiana Jones dal titolo “Indiana Jones e il Quadrante del Destino”, girato in Sicilia, ha riportato l’attenzione su uno degli episodi più significativi e affascinanti della storia antica, l’assedio di Siracusa ad opera dei Romani, avvenuto nel 212 a.C.

Nel film Indiana Jones trova per caso il meccanismo di Antikytera o Quadrante del Destino, un marchingegno realmente esistito inventato dal matematico siracusano Archimede nel III secolo a.C., un sofisticato planetario con ben 82 ingranaggi, il più grande calcolatore meccanico conosciuto, ritrovato nel 1901 nel relitto di un mercantile romano di 2000 anni fa al largo di Anticitera, tra Creta e il Peloponneso.

Nella trama narrativa il meccanismo di Antikyter è uno strumento in grado di localizzare fessure temporali e di far viaggiare nel tempo i protagonisti, che si ritrovano catapultati direttamente nel 212 a.C., durante la Seconda Guerra Punica, che vide scontrarsi gli eserciti romani e cartaginesi per il dominio del Mediterraneo.

Leggi anche

Archimede, chi era il genio siciliano: biografia, invenzioni, curiosità

Storia e finzione qui si intrecciano, riportando alla luce la leggenda del grande Archimede e il suo contributo in difesa della sua città. Con il suo genio tattico e le conoscenze matematiche e ingegneristiche, l’illustre scienziato siciliano riuscì a tenere testa al Console Marcello, progettando una serie di macchine da guerra e dispositivi difensivi, che ebbero un impatto devastante sulle forze romane.

I congegni bellici di Archimede tra storia e leggenda

Tra le sue invenzioni più famose ricordiamo la “manus ferrea”, un artiglio meccanico capace di far ribaltare le imbarcazioni nemiche, le balestre che consentivano di lanciare dardi di ferro a grandi distanze e le catapulte a torsione che sfruttavano l’elasticità di torsione prodotta da fasci di fibre elastiche, con cui fu possibile scagliare enormi pesi (250 kg) per fare affondare la flotta nemica.

Leggi anche

Non solo filosofi: 10 pensatori siciliani da scoprire

Degni di nota anche il “lithobolos”, in grado di lanciare sfere di pietra anche oltre 70 kg e giavellotti di 5metri a una gittata di 180 metri e gli “specchi ustori”, che utilizzavano il sole come arma. Si trattava di enormi specchi piani opportunamente orientati, pensati in modo da far concentrare i raggi paralleli provenienti dal sole in un unico punto, detto fuoco dello specchio, e riuscire così a incendiare durante il sacco di Siracusa le navi nemiche.

Siracusa era all’epoca una potente polis greca, rinomata per la sua ricchezza e la sua cultura, un importante obiettivo strategico, un crocevia commerciale e militare di primaria importanza.

L’ingegno di Archimede mise in seria difficoltà l’esercito romano, che si trovò impreparato di fronte a tali innovazioni tecnologiche. Nonostante i tentativi dei Romani di espugnare la città attraverso assalti terrestri e navali, la resistenza di Siracusa e l’abilità di Archimede nel coordinare le difese fecero sì che l’assedio si protraesse per lunghi mesi, infliggendo pesanti perdite all’esercito nemico.

Così scrive Tito Livio in “Ab Urbe condita”: “[…] E in effetti l’impresa (dell’attacco a Siracusa) iniziata con così tanto impeto avrebbe avuto successo, se soltanto a Siracusa non ci fosse stato, in quel tempo, un uomo, Archimede. Era quegli un impareggiabile osservatore del cielo e delle stelle, un ancora più straordinario, nondimeno, scopritore e costruttore di congegni e di macchine da guerra, con cui era in grado di prendersi gioco con il minimo sforzo di qualsiasi azione fosse con enorme impiego di forze dai nemici condotta”.

Tuttavia, nonostante la tenacia e la genialità di Archimede, Siracusa alla fine cadde in mano romana. Secondo le fonti storiche, la città fu espugnata dopo un lungo assedio e la morte di Archimede, avvenuta durante l’assedio stesso, rappresentò una perdita irreparabile per la cultura e la scienza dell’antichità.

Gran parte delle informazioni su Archimede sono tratte dalle opere di Vitruvio e di Plutarco, vissuti secoli dopo la sua morte e quindi frutto di racconti tramandati, secondo molti coloriti e avvolti dalla leggenda.

Lo storico Polibio ha sottolineato il contributo dello scienziato alla difesa di Siracusa, anche se nelle sue opere non c’è traccia degli episodi dell’assedio, che hanno contribuito ad alimentare la leggenda del grande scienziato, come gli specchi ustori.

Questo ha indotto molti a pensare che i progetti di Archimede fossero rimasti perlopiù sulla carta, invenzioni visionarie, non facilmente realizzabili con le tecnologie dell’epoca.

Di recente molti studiosi e ricercatori di prestigiose Università hanno, però, voluto dimostrare il contrario, provando a riprodurre alcuni dei congegni bellici di Archimede con i materiali disponibili all’epoca, confermando la validità dei principi ingegneristici che ne stanno alla base.

Il MIT ha per esempio testato con successo l’architronico, un cannone a vapore, capace di sparare a lunga distanza dei proiettili di argilla con del materiale incendiario. Per farlo si sono basati su dei disegni che lo stesso Leonardo Da Vinci, grande ammiratore di Archimede, ha attribuito allo scienziato che difese Siracusa, ancora oggi ricordato come il più grande inventore dell’antichità.

Foto da Wikipedia e da Depositphotos.com.

Romina Ferrante