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phoca_thumb_l_1 1Il nome “Tataratà”, deriva molto probabilmente dal suono incalzante del tamburo che ritma la danza. La sua origine è antichissima, tanti studiosi come il Pitrè o il Toschi, si sono occupati del significato e soprattutto delle origini di tale usanza propria del territorio di Casteltermini. Il Pitrè, nella sua magistrale opera: “ Biblioteca delle tradizioni popolari siciliane”, forse influenzato dal Di Giovanni, autore castelterminese, pone il tataratà come un’evoluzione della danza degli spatolatori di lino. Fu il Toschi ad individuare per primo quella che probabilmente è l’origine del Tataratà, infatti Egli capì che la danza doveva per forza derivare da riti agresti e propiziatori che erano tipici dei territori dell’entroterra a forte tradizione agricola, mischiando la moresca che, nel combattimento vero e proprio, simboleggia le due confessioni religiose che dopo la conquista normanna della Sicilia rivaleggiavano, visto l’alto numero di musulmani che ancora vivevano nell’isola.

Anche se la tesi del Toschi rimane la più accreditata, le origini del Tataratà rimangono oscure, le diverse teorie s’intrecciano e a volte si contraddicono.

Oggi il Tataratà, si presenta come una danza ritmata, composta da un numero variabile di danzatori-combattenti, che al suono del tamburo eseguono coreografie, tra cui la rappresentazione di una croce, che simboleggia l’indissolubile asse che lo lega alla paleocristiana Croce venerata a Casteltermini. 

Per maggiori informazioni visita il sito dell'Associazione Folkloristica Culturale "Tataratà"

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