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"Attenti al sushi": il "British Medicine Journal" mette in guardia dai parassiti che possono nascondersi nel pesce crudo, in particolare l’Anisakis (leggi qui). Il crescente numero di casi di infezioni da "vermi da sushi" riguarda anche l'Italia. L’allarme nasce dopo il caso di un uomo portoghese di 32 anni, ricoverato con febbre e forti dolori addominali: l’endoscopia gastrointestinale ha permesso di scoprire una massa di parassiti filiformi annidata nelle mucose dell’uomo, che effettivamente nei giorni precedenti aveva mangiato sushi.

La diagnosi si è guadagnata un articolo sulla prestigiosa rivista medica, che avverte: dietro dolori forti sempre più spesso c’è un’infezione da parassiti, incluso l’Anisakis, che fino a questo momento colpiva prevalentemente i paesi orientali. "Se la maggior parte dei casi sono stati descritti in Giappone proprio in virtù delle abitudini alimentari, tuttavia la patologia viene sempre più riconosciuta nei Paesi occidentali", si legge nel rapporto. La presenza di vermi deve essere sempre sospettata in pazienti che hanno consumato una qualsiasi varietà di pesce crudo, dai frutti di mare a un piatto di sashimi. 

Se non viene diagnosticata in tempo può portare a serie complicazioni come "sanguinamento digestivo, ostruzione intestinale, perforazione e peritonite". Nei casi più gravi è necessario ricorrere a un’operazione, per questo è importante l’ausilio di un’endoscopia. Oltre ai già citati disturbi gastrointestinali "i pazienti possono avere sintomi allergici come angioedema, orticaria e anafilassi". Fare attenzione è importante, soprattutto per gli amanti di nigiri e temaki, ma niente panico: le normative italiane, in conformità con il Regolamento europeo, prevedono che il pesce da consumare crudo debba essere abbattuto alla temperatura di -20 °C per almeno 24 ore, in modo da uccidere i parassiti.