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Foto di Luigi NifosìLa città di Augusta sorge nei pressi dell’antico insediamento di Megara Hyblaea. Fu fondata nel XIII secolo da Federico II di Svevia e ricostruita a seguito del terremoto del Val di Noto, nel XVII secolo.

“Augusta Veneranda”, così la definì l’imperatore ‘nordico’ che nel 1232 diede vita al primo nucleo della città; il titolo completo, scritto in latino, è ancora presente sull’araldica dello stemma comunale su cui campeggia in primo piano un’aquila. Con l’avvento di Federico II di Svevia dunque, Augusta prese a popolarsi per via delle deportazioni organizzate dall’imperatore, dei cittadini dei vicini centri di Centuripe (Enna) e Montalbano Elicona (Messina), ma la sua terra era già stata occupata diversi secoli prima dai primi ominidi; diversi gli insediamenti preistorici organizzati nella forma del villaggio. Successivamente, la città cadde nelle mani degli Angioini, e infine degli Aragonesi, che vi imposero il proprio dominio per ben quattro secoli.
Nel 1326, Augusta divenne presidio del conte Guglielmo Raimondo II Moncada, e nel Cinquecento tornò nelle mani del demanio, epoca in cui vennero approntate le fortificazioni che avevano l’obiettivo di fermare le invasioni Saracene, tra cui i Forti Garcia e Vittoria, la Torre Avalos e i bastioni; a questo periodo risale anche il taglio dell’istmo su cui è sorto il centro storico, Augusta non è dunque altro che un’isola, collegata alla terraferma da due ponti, uno di costruzione recente, l’altro risalente alla fine del Seicento, e prende il nome di Porta Spagnola.

Sempre nel Cinquecento, prese vita la leggenda di San Domenico di Guzmán, venerato come Santo Patrono il 24 maggio di ogni anno. Si dice infatti che fu propio il Santo, in veste di apparizione, a mettere in fuga i Turchi; coerentemente, si pensa possano essere stati i frati dominicani, il primo Ordine religioso ad arrivare in città.
Poco prima del noto terremoto che distrusse gli impianti architettonici di tutte le città del Val di Noto, ad Augusta giunsero anche i Cavalieri dell’Ordine di Malta, che fecero installare un grande forno per biscotti. Famosa fu anche la Battaglia d’Agosta, tra francesi e spagnoli, che si tenne in terra augustana, nello specifico presso il porto, nel 1675, con esito positivo per i primi.
Poco dopo il terremoto, la città prese a riorganizzarsi immediatamente, fino ad ottenere dignità senatoria. Il suo lento declino cominciò con l’avvento dei Borbone.
Ultimi attimi di splendore, Augusta li visse intorno alla Prima Guerra Mondiale, quando venne costruito un enorme hangar per dirigibili, e poi durante la Seconda quando venne realizzato un idroscalo. La sua economia si risollevò nuovamente nel 1949, con la costruzione della prima raffineria, che portò un’ondata di investimenti, soprattutto edilizi.

Oltra alla chiesa di San Domenico, primo presidio dei domenicani, edificata già nel XIII secolo, non è possibile non pagare una visita al noto castello federiciano, teatro di molti scontri dalla metà del Duecento fino alla fine del Seicento.
Il complesso a pianta quadrata doveva rappresentare lo schiacciante potere militare degli Svevi, assieme agli avamposti di Catania e Siracusa. Otto le torri e una cinta muraria spessa 2,60 metri, completano l’esterno realizzato in pietra ‘giuggiulena’, ovvero il tufo locale, arricchito da quattro alte torri quadrangolari al centro di ogni lato.
Dopo la chiesa di San Domenico, ricostruita in pochi anni dopo il sisma, l’edificio religioso principale di Augusta rimane la chiesa di Santa Maria Assunta, con struttura a croce latina suddivisa in tre navate, e prospetto settecentesco in stile neoclassico.
Tra gli altri monumento storici della città, resta da visitare la Porta Spagnola, l’antico passaggio al centro storico, realizzato nel XVII secolo, su progetto dell’ingegner Carlos de Grunembergh.
La porta, ingresso principale al centro storico, presenta sulla sommità due grifoni che sorreggono la corona di Carlo II di Spagna; ad essa si arrivava tramite due ponti levatoi installati dopo il taglio dell’istmo.

Con la fine del Cinquecento, a nord-ovest del porto, il viceré don Garçia Toledo, che combatté contro gli Ottomani, fece erigere, per volere del re spagnolo Filippo II, due forti a guardia della città; a metà del Settecento, il fortilizio Garcia e il fortilizio Vittoria, dal nome della moglie del viceré, vennero convertiti in sanatorio, a seguito dell’epidemia di peste scoppiata in Augusta. Il forte Vittoria in particolare, venne adibito a forno crematorio. Nel 1850, il complesso venne convertito in Ospedale Marittimo per i naviganti bisognosi di cure, e successivamente al restauro dei primi anni del Novecento, entrambe le strutture militari divennero presidio della Marina: forte Garcia quale magazzino per le unità navali, e forte Vittoria come luogo scelto dal Comando per la spedizione italo-turca.
Dopo 40 anni di abbandono e di degrado, la Soprintendenza ai Beni Culturali di Siracusa, decide di restaurare forte Vittoria. I lavori si sono conclusi il 31 luglio 2009 con una solenne cerimonia; ora si attende il restauro del suo gemello.

 Autore | Enrica Bartalotta

Foto di Luigi Nifosì