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Per il terzo anno consecutivo ritorna Borghi dei Tesori Fest. Trentasette piccoli comuni siciliani svelano i loro gioielli. Da sabato 26 agosto  tre weekend alla scoperta dell’Isola inedita in cui i giovani saranno ambasciatori del territorio.

Esperienze inedite alla scoperta della “Sicilia che non ti aspetti”

Si potrà ascoltare un concerto in un’antica tomba sicana o visitare una cava di marmo, osservare gli animali fantastici su un bassorilievo o perdersi tra stucchi delicati, contare quanti borghi possiedono un rabat arabo e quanti un castello federiciano, immergersi in una sorgente termale nascosta o sedersi tra i banchi di una classe ai tempi della monarchia; contare gli ulivi secolari o salire su una barca e perdersi tra due mari. E assaggiare, dovunque: scoprire che il Fiorello ha un cugino pantesco, che un formaggio può chiamarsi Nuvola, che le lasagne si cucinano in piazza e possono diventare un bene comune.

37 borghi siciliani svelano i propri tesori nascosti

Perché la Sicilia si scopre mettendo in campo tutti e cinque i sensi, nessuno escluso. Si potrà fare tanto: tre weekend, 37 borghi sparsi come tessere di un unico mosaico siciliano, circa 200 tra siti, passeggiate ed esperienze e 400 giovani coinvolti per raccontare una Sicilia del tutto sconosciuta che va dalle Madonie ai Nebrodi, da una punta all’altra.

Torna per il terzo anno il festival Borghi dei Tesori – da sabato 26 agosto a domenica 10 settembre – e si prepara a ricevere una marea compatta di visitatori appassionati: l’anno scorso sono stati oltre 12mila, e quasi tutti hanno visitato più comuni, con i più conosciuti a far da catalizzatore per gli altri. Borghi dei Tesori Fest è promosso dalla Fondazione Le Vie dei Tesori in collaborazione con tutti i Comuni, ed è sostenuto da IGT. Quest’anno il festival è dedicato a Fabio Cairoli, CEO di IGT scomparso improvvisamente un mese fa, che ha sostenuto i Borghi dei tesori sin dalla loro nascita.

I borghi siciliani coinvolti

I borghi di questa edizione 2023 rappresentano otto province siciliane: sono Alcara Li Fusi, Balestrate, Bisacquino, Bivona, Blufi, Bompietro, Burgio, Calascibetta, Calatafimi Segesta, Caltabellotta, Camporeale, Centuripe, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Custonaci, Frazzanò, Geraci Siculo, Giuliana, Isnello, Licodia Eubea, Mirto, Montevago, Naro, Palazzo Adriano, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Pollina, Portopalo di Capo Passero, Sambuca Di Sicilia, San Mauro Castelverde, San Piero Patti, Sant’Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina, Sclafani Bagni, Tripi, Vallelunga Pratameno e Vicari.

Borghi Food Fest, festival nel festival

Tre weekend secondo la formula rodata delle Vie dei Tesori, di cui il festival dei Borghi è una costola: il 26 e 27, agosto, il 2 e 3 poi il 9 e 10 settembre, sempre sabato e domenica, i borghi apriranno e animeranno i “tesori di famiglia”. Con un’attenzione particolare per il gusto: praticamente ogni comune ha pescato nelle sue tradizioni culinarie più autentiche per cucire esperienze, showcooking, degustazioni, visite a vigneti, caseifici, uliveti, persino pasticcerie e macellerie. È nato così un festival nel festival, il Borghi Food Fest sostenuto dall’assessorato regionale alle Attività produttive. Un unico patrimonio straordinario che va di pari passo con quello artistico, e che permetterà di conoscere ogni borgo dal suo cuore.

Non solo food

E dalla collaborazione con il Teatro Biondo, il Teatro dei Due Mari e Genìa nasce anche un cartellone teatrale con diversi spettacoli al tramonto in castelli, piazze, chiese dimenticate. Infine, con la guida di Ascosi Lasciti – collettivo che si dedica all’urbex (urban exploration) cioè il censimento dei luoghi abbandonati di tutta la penisola – si visiteranno tre borghi rurali dimenticati che sotto il Fascismo vennero costruiti dal nulla (ma quasi mai abitati): sono vere ghost town, ambienti surreali e fuori dal tempo come Borgo Riena (che troverete nel programma di visite di Santo Stefano di Quisquina), Borgo Schirò (nel programma di Camporeale), il villaggio ERAS di Borgo Schisina (nella zona di Tripi).

Come raggiungere i borghi

Tutti i borghi saranno raggiungibili con bus Auto Service in partenza da Palermo, andata/ritorno in giornata: sul posto ognuno potrà scegliere il percorso da seguire in autonomia. Le partenze secondo il calendario sul sito de le vie dei tesori come anche ogni altra informazione sul festival, le attività, ma anche le curiosità sui beni culturali siciliani a 360 gradi. Un portale nuovo di zecca, aggiornato quotidianamente, dove trovare anche tutte le schede dei borghi e dei diversi siti, il calendario degli spettacoli, le esperienze food e le passeggiate disponibili.

Il coinvolgimento dei giovani come ambasciatori del territorio

Nei borghi, il coinvolgimento di circa 400 giovani fa parte di un processo di rigenerazione sociale e di riappropriazione identitaria che Le Vie dei Tesori conduce insieme con i Comuni, per far riscoprire uno straordinario patrimonio nascosto, favorire la nascita di nuovi itinerari turistici, contrastare processi di spopolamento.I giovani nei territori hanno seguito workshop e giornate di formazione con esperti per prepararsi all’accoglienza dei visitatori e alla narrazione dei tesori in maniera accattivante e senza tecnicismi; e sono diventati i migliori ambasciatori dei borghi in cui vorrebbero vivere e lavorare, consci delle loro grandi potenzialità turistiche e imprenditoriali, magari rinvigorendo le attività di famiglia che possono trasformarsi in esperienze per i visitatori.

IGT è stata al fianco dei Borghi dei Tesori sin dalla loro nascita. “Sempre vicina alle comunità attraverso la formazione dei giovani, l’innovazione tecnologica e la valorizzazione del patrimonio storico artistico, IGT è di nuovo insieme a Le Vie dei Tesori per la terza edizione dei Borghi dei Tesori Fest, un progetto a sostegno della rinascita dei borghi siciliani, fondato sullo sviluppo sostenibile. In modo particolare, IGT si impegna anche nella formazione di 400 giovani che saranno preparati a raccontare il loro patrimonio in modalità digitale, all’interno di un progetto che punta alla rigenerazione del territorio attraverso le sue comunità più autentiche”.

Le votazioni per il Premio Borghi dei Tesori

Il 31 agosto si chiuderanno anche le votazioni per il Premio Borghi dei Tesori: quest’anno è stato lanciato un contest sui social per scegliere due progetti di rigenerazione e di restauro tra i 28 presentati dai comuni che aderiscono all’Associazione Borghi dei Tesori, fondata tre anni fa e che conta oltre 60 adesioni. I due progetti vincitori sono sostenuti dall’Associazione Borghi dei Tesori e dalla Fondazione Sicilia.

Come partecipare

Le Vie dei Tesori ha messo a disposizione dei festival dei Borghi, l’efficienza di una rete già consolidata e l’esperienza organizzativa: anche Borghi dei Tesori Fest è una rassegna smart e digitale, con un unico coupon valido per le visite in tutti i luoghi – una media di cinque siti per ciascun borgo – che apriranno le porte. Come nel Festival delle città, un coupon da 18 euro varrà per 10 visite, un coupon da 10 euro per 4 visite; passeggiate ed esperienze avranno coupon a parte e si consiglia fortemente la prenotazione, soprattutto per le degustazioni. I coupon saranno disponibili sulla piattaforma delle Vie dei Tesori e in un infopoint in ciascun borgo.

Gli itinerari food

BALESTRATE

Tropical tour: nella terra dei manghi

Ma chi l’ha detto che manghi e avocado crescono soltanto sotto l’Equatore? E che soltanto nei paesi tropicali possono ottenere quel sapore zuccherino, morbido, esotico? La Sicilia già da qualche anno si è aperta alle coltivazioni di frutti tropicali e Balestrate è diventata la “città del mango”. Tra fine agosto e i primi di settembre le aziende che lo producono sono nel pieno del raccolto: da Il filo tropicale si potrà addirittura partecipare alla raccolta, non prima di scoprire le tante curiosità legate a questo frutto ricco di proprietà benefiche; e gli straordinari abbinamenti di cui può essere protagonista. Un frutto che per gli indiani è un sacro simbolo religioso. Nella mitologia induista e buddhista, Kama, il protagonista del trattato di Vātsyāyana, instilla l’amore nel cuore degli uomini e degli dei, scoccando frecce imbevute di olio di fiori di mango.

Nella valle di Calatubo perdendosi tra bagli e cantine

Calatubo è luogo di fantasmi, di erbe officinali, di amanti appassionati e di baronesse infelici. Un rudere “saracino” dove venne dimenticato re Biddicchiu, figlio illegittimo di Re Martino; e qui cresce l’erba grassudda con cui si crea una pomata miracolosa. Basta scendete un lungo il crinale e si raggiunge la Cuba delle rose, luogo di amanti infelici, una sorta di dammuso arabo colmo d’acqua con i bevai per gli animali. Attorno sarà una scoperta bellissima perché il territorio è costellato da bagli e cantine. Esplorando la Valle di Calatubo, si raggiungeranno la fattoria Manostalla-Baglio Chiarelli e il baglio di Calatubo Chiarelli-Papé che è stato recentemente restaurato e dove è stata ricreata una cantina che entrerà in funzione giusto quest’anno, durante la vendemmia. I visitatori potranno partecipare alla produzione del mosto e ai processi di vinificazione.

BOMPIETRO

I diciotto formaggi dell’avvocato/casaro

Prendete un avvocato che ha voglia di nuove avventure. Lascia la toga nel 2009 e riscopre, anzi si dedica, ai formaggi. Giovanni Messina compra un caseificio “morto” e lo fa rinascere e proprio di recente ha anche presentato l’ultimo nato, Il Moro. Qui gli animali scorrazzano ancora all’aperto e si nutrono di erba fresca, il latte è unico, saporito. Messina si dedica solamente alle pecore, assume un bravo casaro, un agronomo consulente, ma specialmente è lui che studia con impegno, capisce che il latte deve essere di ottima qualità, anche se lo si paga più caro, e che deve essere lavorato entro 24 ore dalla mungitura e provenire da una zona non lontana dal caseificio. Le  varietà di formaggi oggi sono diciotto e Messina ama ancora divertirsi a sperimentare. La visita al Caseificio Bompietro sarà una vera esperienza e alla fine i visitatori andranno via con il loro bel formaggio in borsa.

CAMPOREALE

Dal Kenya alla Sicilia sulla via di creme e conserve

Dalla strada alla gastronomia. Duncan Okech è un giovane kenyota, un tempo poverissimo, che da Nairobi è arrivato in Italia con una borsa di studio dell’università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, in Piemonte, dove si è laureato. Poi si è trasferito in Sicilia e lavora per la cooperativa agricola Valdibella che si occupa di coltivazioni biologiche: sarà lui a condurre la ricca degustazione di vino e prodotti naturali, raccontando anche la sua storia. Oggi Duncan si occupa di succhi, marmellate, creme, sughi e salse e vorrebbe un giorno tornare in Kenya portando la sua esperienza.

Pane, olio, vino … e prodotti cosmetici

Pace, olio e un bicchiere di vino. Ma di quelli buoni, che sanno di terra e di fatica. Sulle colline di Camporeale son tutti filari e uliveti a perdita d’occhio, la maggior parte delle famiglie possiede tenute e coltivazioni. Si deve all’esperienza e all’intraprendenza del capostipite Francesco, se la famiglia Noto si dedica da oltre vent’anni alla produzione di prodotti genuini, seleziona le migliori olive e le uve d’eccellenza, e fa nascere anche una linea di cosmetici apprezzata all’estero. Durante l’esperienza si potrà visitare l’azienda e conoscere la storia della famiglia Noto. Ovviamente non mancherà una degustazione di ottimo pane casereccio ed eccellente olio EVO, sorseggiando un vino difficile da dimenticare.

Sciavata e Quattrucantuneri: sapori di casa

La Sciavata è una delizia casalinga a metà strada fra pizza e sfincione, condita con acciughe, pomodoro e caciocavallo; invece la Quattrucantuneri è una ricca pizza con una … sorpresa a ogni angolo (cantuneri). Si preparano soltanto a Camporeale nei forni rigorosamente a legna, e si potranno assaggiare grazie agli esperti di A Cannara, vera e propria istituzione in fatto di pizza non solo a Camporeale, ma in tutto il circondario. Per mandar giù fino l’ultimo boccone, ci saranno i vini Marino.

Una mortadella da gran premio

Quella del giovane salumiere Salvatore Bilello, è una mortadella pluripremiata che non teme confronti con la rinomata cugina bolognese, tanto che al concorso nazionale che si è svolto all’IMeat di Modena nell’ambito di IMeat, la mortadella della Macelleria Bilello, si è aggiudicata la medaglia d’argento. Salvatore è figlio d’arte: è cresciuto nella macelleria di famiglia, avviata dal padre Francesco che giusto un paio di anni fa ha regalato al figlio un laboratorio destinato al suo vecchio pallino: la produzione di salumi. Perché poi questa mortadella è speciale, lo spiegherà lui stesso durante la degustazione.

Dal chicco all’enoteca: è passione di famiglia

La famiglia Candido è nel vino dai primi anni Ottanta, ma i giovani di casa – Remigio, Michela, Paolo e Vincenza – hanno deciso di vivere tutto l’anno accanto alla cantina, per potersi dedicare appieno alla cura dei vigneti e per godere del paesaggio mozzafiato. La Cantina Candido comprende tutta la filiera che va dalla coltivazione della vite alla vinificazione, imbottigliamento e commercializzazione. Attrezzature all’avanguardia la rendono un’eccellenza nel campo della coltivazione biologica; ogni chicco d’uva ha un suo valore e deve restare il più possibile integro e fresco. Durante l’esperienza si visiterà la cantina e si potranno assaggiare gli ottimi prodotti del territorio.

Una salsiccia che è quasi una bandiera

La salsiccia identifica Camporeale, si sa: e per quella della Macelleria Amato ci sono buongustai che macinano chilometri. Avviata nei primi anni del Novecento dal capostipite Carmelo Amato, è oggi considerata una delle migliori realtà della Sicilia nordoccidentale. La salsiccia fresca è il vero fiore all’occhiello, ma tutto nasce dalla scelta dei migliori esemplari di maiale e dall’utilizzo delle parti più nobili. Per condirla vengono impiegati esclusivamente finocchietto selvatico delle colline camporealesi, e sale marino delle riserve di Trapani e Marsala. Insomma, siciliana doc.

I prodotti più buoni si assaggiano al Palazzo del Principe

Nell’affascinante cornice del Palazzo del Principe si trovano i locali dell’Enoteca del Baglio. Qui si potranno conoscere i sapori più autentici del territorio, grazie a un’abbondante degustazione di prodotti tipici, magari dopo la visita al Palazzo del Principe, luogo simbolo di Camporeale e interessante esempio di architettura del XVII secolo. Vini, salumi, formaggi, alla fine non si saprà quale scegliere.

Olio e vino del Belice, nati dalla terra

I vigneti e gli uliveti Terre di Gratia, su terreni prevalentemente argillosi, sono caratterizzati da un microclima unico, con forti escursioni termiche tra il giorno e la notte e una ventilazione tipicamente isolana, che mitiga il torrido caldo estivo. Questo terroir è capace di donare ai vini e agli oli extravergini biologici siciliani, eleganza, equilibrio e morbidezza. La degustazione sarà un vero viaggio nel territorio.

Bianchi e rossi bio ispirati alla tradizione contadina

Le Fattorie Azzolino sono la naturale evoluzione, in chiave moderna e sostenibile, di un’antica azienda vitivinicola di Camporeale, e sono nate da due famiglie, portatrici di esperienze differenti. Oggi l’azienda produce vini sia bianchi che rossi da vitigni regionali e internazionali, usando un metodo di coltivazione rigorosamente biologico, ispirato alla più genuina tradizione contadina. Ricca degustazione di vini e di alcuni piatti tipici del territorio come lo sfincione e il pane cunzato.

A scuola di miele … anche per i più piccoli

Simone e Vincenza non si sarebbero mai dati all’apicoltura se non ci fossero stati i loro bambini a sostenerli: oggi il miele è una passione condivisa in famiglia. Nel 2020 è così nata RuciRuci Miele di Sicilia, azienda che produce un prodotto naturale di alta qualità, ma si è data anche l’obiettivo di far conoscere il meraviglioso mondo delle api anche ai più piccoli. Si visiterà il laboratorio e si scopriranno le proprietà benefiche del miele, assaggiandolo durante una ricca degustazione.

CHIUSA SCLAFANI

I sapori del latte: visita e degustazione

In questo caseificio si produce la ricotta di pecora più buona d’Italia, premiata come miglior derivato del latte all’Italian Cheese Awards 2022 di Bologna. Dietro questo successo c’è l’amore per la natura e per gli animali della famiglia Coscino, che ogni mattina trasforma in ricotta e formaggi di qualità il latte del proprio allevamento di ovini. Salvatore e Rosario, dedicandosi all’allevamento e alla mungitura del gregge, conferiscono giornalmente il latte fresco che viene lavorato da Marisa, Giusy e Giuseppe. La cura e l’attenzione rivolta a ogni singola fase della lavorazione sono il punto forte dell’azienda. La visita in caseificio permetterà al visitatore di conoscere nel dettaglio le fasi di produzione per degustare alla fine del percorso i prodotti che sono nati davanti i loro occhi.

CONTESSA ENTELLINA

KuntisaFest: i sapori del borgo arbëreshë

Kuntisa è una vera immersione nel territorio, ma è anche un progetto di valorizzazione delle aziende d’eccellenza che ha fatto suo l’antico nome arbëreshë di Contessa Entellina. Da questo progetto è nato il KuntisaFest che – nei primi due weekend di settembre – permetterà di immergersi nella forte identità culturale arbëreshë anche attraverso i sapori del luogo, le ricette dei piatti di una volta, ma anche le esperienze delle aziende, quasi tutte di terza generazione, guidate dai giovani che hanno scelto di continuare (e spesso far rifiorire) i “gioielli” di famiglia. Dai formaggi al vino, dai legumi al miele: tutto a Contessa parla di un territorio ricco e fattivo che si reinventa velocemente per stare al passo con i tempi, ma non dimentica assolutamente la tradizione. Durante i due weekend del KuntisaFest si potranno visitare le vie del centro storico, meravigliandosi dinanzi ai ricchissimi costumi settecenteschi delle donne arbëreshë, alcuni giunti al seguito degli esuli albanesi, e da allora tramandati di madre in figlia. Dalla viva voce dei produttori si ascolteranno le diverse esperienze: i vini delle cantine Entellano e Giallo, e i formaggi di Feudo Pollichino, ma questo è solo l’inizio.

GIULIANA

Il pane di San Giuseppe e la degustazione al Castello federiciano

I profumi e i sapori di un territorio ricco di tradizione per un aperitivo unico, sulle terrazze del castello federiciano che domina la vallata. I partecipanti potranno gustare un tagliere di prodotti tipici e un calice di vino delle aziende Bedda Sicilia e Altamore. Patè di olive “Giarraffa”, caponata siciliana, funghi, carciofi, pomodori secchi, olive, formaggi accompagnati da confetture e marmellate. Prodotti della terra unici e genuini, coltivati in terreni ricchi di uliveti e frutteti. Asparagi, origano, finocchietto selvatico sono un prezioso dono spontaneo, reso eccellente da mani esperte. I visitatori avranno inoltre la possibilità di partecipare alla preparazione del pane di San Giuseppe, imparando a realizzare vere e proprie opere d’arte. Un’esperienza unica, accessibile anche a chi ha una mobilità ridotta, grazie a un apposito montascale.

Lasagne e focacce in strada nell’antico forno a legna

Cucinare un piatto tradizionalissimo come le lasagne seguendo la ricetta delle nonne ma nell’antico forno a legna, e gustarlo in strada, come si faceva un tempo, tutti insieme seduti alle piccole tavole di legno. Sarà un vero pranzo di comunità, alla scoperta dei sapori del borgo: l’associazione Saperi e sapori del borgo in collaborazione con Bedda Sicilia, ha organizzato un’esperienza inedita che immergerà nei sapori e nei profumi di un tempo; la salsa fatta in casa, le lasagne tirate a mano, la ricotta salata, le melanzane e il buon vino in un vicolo del borgo dove un antico forno di famiglia, ormai dismesso, è stato riportato in vita da Franco che vi terrà compagnia, mentre Antonio, Giuseppe e Pippo vi racconteranno le tradizioni culinarie della zona e la preparazione del pane di san Giuseppe. Le lasagne si prepareranno a pranzo (dalle 12 alle 15), poi la giornata proseguirà, sempre vicino all’antico forno a legna, con la preparazione delle focacce, simbolo di Giuliana, impastate da abili mani e condite con prodotti semplici.

PALAZZO ADRIANO

Dolci segreti: preparare la cassata

A guardarla sembra una preparazione difficilissima. Sontuosa, elegante, una signora d’altri tempi che tiene banco su tavole imbandite: la cassata un tempo si preparava a casa e ogni famiglia aveva la sua ricetta. Ma saranno proprio gli esperti della storica pasticceria Coscino a spiegare ai visitatori, i segreti di un dolce meraviglioso che affonda le sue origini nella più autentica storia siciliana, quella dei popoli che sono arrivati e restati. Sarà un’esperienza unica: tra setacci per rendere straordinariamente vellutata la crema di ricotta (rigorosamente di pecora), alle forme speciali per il Pan di Spagna, poi la zuccata che sa di antico, il mandarino candito e le gocce di cioccolato fondente. Ovviamente alla fine un generoso assaggio di cassata sarà un dolcissimo obbligo.

Il pane votivo di San Giuseppe: esperienza di comunità

Il pane di San Giuseppe è un atto votivo, in ogni comune siciliano, il 19 marzo, si imbandiscono altari e tavole imbandite in onore del santo. Ma Palazzo Adriano viene preparato anche a settembre, nella prima domenica del mese, quando viene allestita una grande tavolata sul sagrato della Chiesa Maria Santissima del Lume. Quale migliore occasione per imparare a prepararlo: al panificio “Il pane del borgo” è tutto pronto per insegnare, passo passo, a realizzarlo. Alla fine dell’esperienza, si potrà assaggiare il pane accompagnato da prodotti tipici del borgo.

La “Gidata” palazzese: scrigno antico di verdure

La “gidata” nasce dai campi e fa parte della tradizione contadina più autentica, quando si mandavano i ragazzini a raccogliere erbe e verdure povere. Nasce così questa specialità di Palazzo Adriano, che altro non è se non una focaccia di pane farcita con verdure di stagione. Semplicissima, ma con un sapore autentico che pare arrivare da lontano. Al Panificio di Anna Maria Barcia si potrà partecipare a una vera lezione guidata di preparazione della “gidata”. Per scoprire quale farina usare, come scegliere le verdure, a che temperatura deve essere cotta in forno e per quanto tempo. Alla fine, ovviamente, si assaggerà e sarà difficile abbandonarla.

PETRALIA SOPRANA

Un viaggio sensoriale tra le caprette delle Madonie

Come può un formaggio chiamarsi “Nuvola”? Capita nel quartiere Lucia di Raffo, frazione di Petralia Soprana, nel cuore del Parco delle Madonie, dove i formaggi hanno nomi affascinanti: la Nuvola di capra, appunto, delicato caprino a crosta fiorita, formaggio artigianale prodotto esclusivamente con latte di capra. Oppure Capra lattica, giovane o leggermente stagionato, il tondo Caprotta o il quadrato Caprella. E così via di questo passo: una visita alla Masseria Borgo Lucia sarà una vera esperienza sensoriale, olfattiva e unica anche per i vostri bambini, che potranno rivedersi nel ruolo della piccola Heidi, mungendo una capretta e magari, assaggiando del buon latte fresco.

Tra animali e verdure nella fattoria urbana

L’azienda agricola AgroVerdi è un angolo incontaminato a Borgo Verdi, nel cuore del Parco delle Madonie. Qui si può abbandonare lo stress cittadino e accarezzare senza paura una capretta o assistere alla mungitura. Il contatto con gli animali è proprio una medicina, per grandi e piccoli L’obiettivo è promuovere e valorizzare i prodotti e le tradizioni collegate al territorio, far riassaporare gusti, sapori, odori dimenticati facendo rivivere ai visitatori, il contatto con un mondo rurale e sostenibile. Qui il tempo si è fermato: si promuove la filiera corta delle carni allevate e dei prodotti coltivati direttamente in azienda.

SAN MAURO CASTELVERDE

Uli-vagando: degustando olio tra gli alberi secolari

Andar per frantoi, certo, con un piede nel secolo scorso, oppure nel dopoguerra quando già si usavano macchinari Fiat per molare le olive e la spinta idraulica aveva sostituito il povero asino affaticato. A San Mauro Castelverde si ascolteranno, dalla voce dei proprietari dei frantoi, quasi tutti di terza generazione, le caratteristiche di un lavoro antico che faceva nascere un olio corposo, morbido, piccantino. Il frantoio, ‘u trappitu come si chiama da queste parti, era sempre in cantina, tramandato di padre in figlio, con tanto di deleghe e attestati originali. Sarà un appassionato come Dario Macaione, assaggiatore Coldiretti Sicilia e sommelier Fis, a guidare il percorso tra antichi frantoi, con un occhio agli apicoltori – Pietro Anello farà assaggiare il suo miele e spiegherà il progetto dell’ape Maurina che mira a formare apicoltori e avviare la produzione sul territorio -; poi i torchi e la “molazza” nell’ex feudo Ogliastro Parrinello del principe di Sciara; ‘u trappitu della famiglia Candino a trazione animale, dove si scopriranno un ulivo di 1300 anni e un antico forno sociale, raccontati dal padrone di casa; e un altro frantoio nato tra le due guerre, dove il proprietario, Mauro Glorioso, mostrerà gli autentici macchinari Fiat. E si potranno anche assaggiare gli oli prodotti con le cultivar del territorio: la Crastu e la Giarraffa. Il tutto sotto il virtuale sguardo benedicente del Patriarca delle Madonie, un ulivo di 1800 anni, 18 metri di altezza e 14 di diametro, un vero Matusalemme che è affettuosamente curato dal suo proprietario, Giuseppe Giaimo che è anche il fiduciario Slow Food della zona. Si chiude con la visita all’uliveto secolare San Francesco sede dell’associazione culturale L’ Ulivo Capovolto.

SCLAFANI BAGNI

La “via dei muli” e la degustazione nelle antiche terme

Partendo dal cuore del piccolo borgo che ha il suo fulcro nell’antico castello del XIV secolo arroccato su un alto sperone roccioso, si passerà dalla chiesa Madre intitolata alla patrona Maria Assunta in Cielo, originariamente costruita a ridosso dell’antico maniero. Modificata agli inizi del Seicento, la chiesa con una bella e massiccia torre campanaria che ne caratterizza il prospetto, è a tre navate e conserva, oltre a pregevoli dipinti, un sarcofago romano con scene dionisiache proveniente dal castello e riutilizzato per la sepoltura dei conti Sclafani. Percorrendo il sentiero geologico urbano tra le stradine del borgo, si imboccherà quindi la “via dei muli” e godendo della vista di paesaggi bucolici d’altri tempi, si arriverà alla sorgente delle acque termali; qui, chi lo vorrà, potrà anche concedersi un bagno ristoratore nelle acque calde. Non resterà che ritemprarsi concedendosi una gustosa pausa nell’area del vecchio stabilimento termale, dove è prevista la degustazione di prodotti tipici delle aziende agroalimentari del territorio: L’Officina dei salumi, la Tenuta Regaleali, l’azienda agricola Micciché, Gio.ni conserve e passato di pomodoro. Infine, i partecipanti verranno riaccompagnati all’iniziale punto di incontro.

SAMBUCA DI SICILIA

Antico Frantoio: visita guidata e degustazione di vini

L’Azienda agricola Antico Frantoio nasce nel 2000 a Sambuca di Sicilia. Dall’incontro tra Antonella, di origine sarda, e Salvatore, siciliano, prende forma la nuova attività che concilia la passione per la terra e per i prodotti genuini. L’azienda si occupa anche di ospitalità, con la presenza di un B&B all’interno della struttura. L’esperienza proposta prevede la visita della cantina e del frantoio, guidata dai padroni di casa, i quali illustreranno l’intero ciclo produttivo. Il tutto culminerà con la degustazione di vini biologici accompagnati dal “pani cunzatu”.

SANTO STEFANO QUISQUINA

Il formaggio e la Santuzza: degustazione nei luoghi del romanzo di Camilleri

Impossibile andare sui Monti Sicani senza assaggiare i tesori locali come formaggi, latte fresco appena munto, genuini e di primissima qualità. Li troverete all’azienda agri-zootecnica Massaro in contrada Castagna. Dopo la degustazione, il percorso verso il secolare Bosco della Quisquina porta sino alla famosa “quercia granni” (quercia grande), una roverella di circa 700 anni: è il luogo dove, secondo la leggenda, Santa Rosalia eremita in una grotta vicina, andava a pregare quotidianamente. Il percorso è semplice e suggestivo e termina all’Eremo di Santa Rosalia alla Quisquina dove si visiteranno, accompagnati da esperte guide locali, la grotta che ospitò la Santuzza tra il 1150 ed il 1162, il santuario e gli ambienti conventuali abitati dalla congregazione di eremiti: Andrea Camilleri qui ambientò uno dei suoi romanzi storici. “Le pecore e il pastore”

CUSTONACI

Pane e Tumazzo. Al tramonto guardando il mare

I bagli sono sempre stati una risorsa per l’intera zona, e di fatto solo il simbolo architettonico del Trapanese: per decenni sono stati il cuore di ogni attività della zona, un vero sistema pulsante di vita e lavoro, oltre ad essere architetture caratteristiche. Dal Baglio Cofano si gode una vista spettacolare sul mare: la potrete apprezzare con in mano un bicchiere di vino di una cantina del territorio, assaggiando il “pani e tumazzu” (pace casereccio e formaggio locale di pecora) che è già di per sé un’esperienza da non dimenticare.

PROVINCIA DI MESSINA

MIRTO

Alla scoperta dell’ape nera sicula

C’è chi protegge l’ape nera sicula come se fosse un reperto archeologico. E in questo caso, gli alveari sono più controllati dei musei. L’ape nera per millenni è stata una delle regine incontrastate della Sicilia, poi negli anni Settanta ha rischiato di scomparire, soppiantata dalle altre specie con cui gli apicoltori l’avevano sostituita. Ma c’è chi se n’è accorto e sono diverse le realtà che la stanno salvaguardando. All’azienda AgriContura vi parleranno di questo “tesoro” da tutelare e vi faranno assaggiare un miele vellutato che con i formaggi tipici dei Nebrodi va perfettamente a braccetto. Il tour, a cui sarà presente l’apicoltore Giacomo Emanuele dell’azienda Emanumiele, prevede la visita dell’azienda e la spiegazione delle varie cultivar di agrumi. Chi vorrà, potrà anche partecipare alla raccolta dei limoni verdelli tipici di questa stagione.

Singolar tenzone tra arancine e … arancini

La guerra è aperta, ma soltanto un siciliano purosangue saprà spiegarvi perché questa palla bionda e croccante tiene divise la parte orientale da quella occidentale dell’isola. Anzi, c’è addirittura una startup innovativa che è riuscita a esportare le specialità siciliane in tutto il mondo. Sicilyaddict è frutto di un percorso avviato più di vent’anni fa proprio a Mirto da Giacomo Librizzi, appassionato di cibo e digital marketing, con una grande esperienza nella ristorazione e nel supermercato di famiglia. Oggi, dietro la startup c’è una intera squadra che, nella sede di Mirto, si racconterà, con tanto di lezione pratica su come si realizzano le vere (e i veri), arancine e arancini siciliani. Senza battaglie, solo pace gustosa.

I segreti dell’oro verde dal campo alla spremitura

Viaggio nell’oro verde al frantoio Ingrillì Pirrotti, dove saranno svelati tutti i segreti dell’olio extravergine di oliva. Come si coltivano e si potano gli ulivi, come si segue la stagionalità, quando si raccolgono le olive, con tutti i passaggi spiegati nei minimi dettagli. A piedi fino all’uliveto e rientro in jeep al frantoio, dove inizierà la visita guidata, alla scoperta delle diverse varietà di olive prodotte dall’azienda, e del laboratorio delle olive schiacciate. Si chiude (ovviamente) con una ricca degustazione di olio, pane e olive.

Nei noccioleti per scoprire i maialini (e i loro salumi)

I maialini dei Nebrodi vengono allevati in libertà, si nutrono di castagne e ghiande, ma sono anche ghiotti di nocciole: durante questa esperienza si potranno vedere gli animali da vicino, nel noccioleto dove vengono allevati. Il percorso sarà guidato dagli esperti de La Paisanella che, alla fine del percorso, proporranno anche una degustazione guidata di salumi di suino nero dei Nebrodi, senza dimenticare gli straordinari formaggi (pecorino, caciotte, ricotta) prodotti dall’azienda, realizzati nel rispetto della tradizione casearia del territorio.

INFO, schede e ticket di ciascuna esperienza sul sito le vie dei tesori

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