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ImmagineIl fastidioso bruciore di stomaco, tecnicamente definito“pirosi” o “acidità gastrica”, affligge ben il 20% degli Italiani e può ripercuotersi non solo sulla salute in genere, ma anche sulla qualità della vita e sui rapporti sociali, dato che milioni di individui hanno a che fare con il “fuoco interno” che brucia in molti momenti della giornata. Normalmente la parete dello stomaco è protetta dall’azione dei succhi gastrici da un doppia barriera: quella fisica, costituita dal muco, che isola fisicamente la superficie della parete gastrica dal contatto con acido cloridrico ed enzimi; quella chimica, rappresentata da uno strato di bicarbonato che neutralizza l’acido cloridrico prima che possa intaccare le cellule della mucosa. Il bruciore di stomaco, più che una patologia, è un sintomo legato a patologie “acido-correlate” (ulcera, gastrite, reflusso gastroesofageo).

CAUSE: L’azione protettiva delle barriere summenzionate è resa meno efficace da cause interne (eccessiva produzione di pepsina (enzima digestivo); eccessiva produzione di acido cloridrico (necessario per la funzione digestiva) da parte dello stomaco) o da cause esterne(abusi alimentari, fumo, infezioni locali (Helicobacter Pylori ); stress). Il bruciore di stomaco può essere causato o peggiorato dalla gravidanza e da diversi farmaci (es. calcio-bloccanti per l’alta pressione sanguigna, progestinici per l’anormale sanguinamento mestruale o la pillola contraccettiva; anticolinergici per il mal di mare, alcuni broncodilatatori per l’asma; antidepressivi triciclici; dopamina per il morbo di Parkinson; sedativi per insonnia o ansia; betabloccanti per la pressione alta o malattie cardiache).

SINTOMI: Si tratta di sensazione di bruciore all’altezza del petto; sensazione che può diffondersi fino a gola, mascella, braccia o sulla schiena: ecco perché il bruciore di stomaco è spesso scambiato per dolore toracico o per un attacco di cuore. Generalmente si verifica dai 30 ai 60 minuti dopo i pasti, peggiora quando si è sdraiati o piegati in avanti; è alleviato dalla posizione eretta edalla deglutizione di saliva. Se delle piccole quantità di acido dello stomaco o di cibo arrivano, al di là dell’esofago, fino alla bocca, il soggetto può avvertire un sapore amaro o acido dovuto al rigurgito (comune dopo i pasti, soprattutto se la persona è sdraiata, chinata o sotto sforzo), ma l’acido può colpire anche le vie respiratorie, provocando asma, raucedine, tosse cronica, mal di gola o mal di denti.Se il reflusso acido si protrae per lunghi periodi, l’esofago viene danneggiato e si possono avere difficoltà di deglutizione. Si possono verificare perdita di peso e disidratazione; molto raramente l’esofago può sanguinare e ulcerarsi. Nei casi più gravi, la persona può vomitare sangue o avere piccole quantità di sangue nelle feci.

BRUCIORE 2DIAGNOSI: E’ necessario rivolgersi al medico: se il bruciore di stomaco si verifica più di 2 volte a settimana; se i sintomi persistono nonostante l’uso di farmaci; se si ha difficoltà a deglutire. Per diagnosticare la pirosi gastricasi effettuano: monitoraggio del ph esofageo, che può essere utilizzato per documentare il reflusso in tempo reale (in cui viene inserita una sonda attraverso il naso, nell’esofago, per registrare il livello di acidità dell’esofago inferiore); manometria: in questo test viene fatto passare attraverso la bocca nell’esofago un sensore di pressione (manometro) per misurare direttamente la pressione dello sfintere esofageo inferiore; endoscopia: la mucosa esofagea può essere visualizzata direttamente passando un tubo sottile e illuminato con una piccola telecamera (endoscopio), collegata attraverso la bocca per esaminare l’esofago e lo stomaco;biopsia: con cui viene rimosso dall’esofago un piccolo campione di tessuto, che viene studiato per controllare l’infiammazione, il cancro o la presenza di altri problemi.

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CURA: Il trattamento farmacologico si basa su: antiacidi, che aiutano a neutralizzare l’acido prodotto dallo stomaco; antagonisti dei recettori H2 dell’istamina, che riducono la produzione di acido gastrico; inibitori della pompa protonica, che bloccano la produzione di acido gastrico e aiutano a guarire l’esofago; antibiotici, che sono usati se è presente l’Helicobacter pylori. I pazienti con la malattia da reflusso gastroesofageo che non rispondono bene alla terapia farmacologica possono sottoporsi a una procedura chiamata fundoplicatio laparoscopica. Si tratta di un intervento chirurgico mininvasivo indicato per la cura della malattia da reflusso gastroesofageo, che migliora l’efficacia dello sfintere gastroesofageo, evitando che i succhi gastrici risalgano nell’esofago. Si ricorre a tale procedura: in caso di fallimento della terapia medica; se il reflusso ha danneggiato il rivestimento interno dell’esofago (mucosa); in caso di ernia iatale sintomatica e di rigurgito cronico.

PREVENZIONE: Il bruciore di stomaco può essere eliminato con una corretta alimentazione, imparando a mangiare. Chi soffre di questo disturbo deve evitare: aglio, cipolla, caffè, pomodoro crudo, agrumi, alimenti piccanti, vino, pizza, bevande gassate e gomme americane, salse, sottaceti, succhi di frutta. Sono consigliati pasta, riso, pollo, pesce, mele, pere, lattuga, carote e zucchine. E’ fondamentale masticare lentamente e frazionare l’alimentazione giornaliera in 5 piccoli pasti, evitando i pasti abbondanti, non coricandosi né facendo sforzi a stomaco pieno. Consigliate anche le tisane a base di erbe: le migliori sono quelle di malva, camomilla, melissa, zenzero fresco (la radice), finocchio e menta (quest’ultima è sconsigliata in caso di ulcera peptica o ernia iatale), gli estratti di ficus e di liquirizia. Per spegnere l’acidità si può usare il bicarbonato di sodio (ne basta mezzo cucchiaino in un bicchiere d’acqua quando ne sentiamo le necessità).

Caterina Lenti

MeteoWeb