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Quella riportata dal Giornale di Sicilia è una vicenda dai contorni paradossali. Un carabiniere di Palermo è finito sotto accusa per sfruttamento e induzione della prostituzione e la squillo in questione è la moglie. L'inchiesta è partita due anni fa, ma il caso è diventato di pubblico dominio soltanto pochi giorni fa, quando doveva celebrarsi l'udienza preliminare a carico dell'uomo.

Le indagini sono state condotte proprio dagli ex colleghi dell'appuntato (che è stato trasferito in altra sede). I sospetti hanno avuto inizio in caserma, dove pare circolassero voci riguardo l'attività della donna. Secondo i pm, sarebbe stato lo stesso carabiniere a scrivere gli annunci hot sul web, intascando parte dei compensi.

I dettagli dell'indagine sarebbero, secondo quanto riportato dalla stampa, particolarmente scabrosi. A rendere ancora più paradossale la vicenda anche altri particolari: mentre l'uomo indagava su mafiosi e latitanti, non sapeva di essere a sua volta intercettato dai colleghi "della stanza accanto".

Per mesi è stato tenuto sotto controllo il telefono dell'uomo, tramite il quale comunicava con la moglie con frasi allusive: gli investigatori hanno inoltre visionato alcuni dei messaggi pubblicati su internet alla ricerca di clienti, tutti scritti dal pc dell'indagato. Ancora, pare il carabiniere avesse ricevuto alcune somme dalla moglie su un conto collegato ad una carta Postepay, che secondo l'accusa sarebbero riconducibili all'attività da squillo.