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Colpo di scena, equivoco o qualcos'altro non si sa: Annamaria Franzoni dovrà risarcire l'avvocato Carlo Taormina per un mancato compenso di 275mila euro per la difesa nell'ambito del processo di Cogne. Lo ha deciso il tribunale civile di Bologna. Sommata di Iva, interessi e cassa previdenza avvocati, la cifra totale si aggira attorno ai 400mila euro. La donna, condannata nel 2008 a 16 anni per l'omicidio del figlio Samuele, fu assistita da Taormina fino al 2007, quando il legale rinunciò al mandato.

L'avvocato, assistito dal figlio Giorgio, nel 2013 aveva citato in giudizio la donna chiedendo onorari mai pagati per 771.507 euro, di cui circa 14mila riferibili al marito Stefano Lorenzi per alcune querele predisposte dal legale. La difesa della Franzoni, di contro, sostiene che fin dall'inizio Taormina avesse pattuito la gratuità della prestazione. Il giudice Giuseppina Benenati, però, osserva che non c'è prova di questo accordo né la rinuncia al compenso da parte di Taormina è stata  manifestata: non è sufficiente che ne abbia accennato Franzoni nel suo libro.

Franzoni e Lorenzi, spiega il giudice, "sono caduti nell'equivoco sulla gratuità dell'attività dell'avvocato Taormina per loro disattenzione, posto che per qualsiasi incarico il cliente è tenuto al pagamento di tutte le attività svolte dal professionista fino al momento della revoca". Il giudice, nel quantificare la somma dovuta, si è basato su una consulenza tecnica d'ufficio affidata all'avvocato Marco D'Apote, nell'ambito del processo civile. Ha rigettato, invece, la richiesta di condanna per Lorenzi, così come ha rigettato la richiesta dei Lorenzi che pretendevano a loro volta un risarcimento da 200mila euro, ritenendosi danneggiati dal coinvolgimento nel processo Cogne-bis.