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Colapesce Dimartino protagonisti su Cosmopolitan. I due artisti siciliani, dopo i successi al Festival di Sanremo, con “Splash”, e al cinema con “La primavera della mia vita“, raccontano i prossimi progetti, ma non solo. Dalle pagine del magazine, parlano della loro Sicilia e dei paesini d’origine, Misilmeri e Solarino.

L’intervista a Colapesce Dimartino

Bravi, talentuosi e siciliani: Antonio Dimartino e Lorenzo Urciullo, conosciuti come il duo Colapesce Dimartino, hanno dimostrato in tante occasioni di avere tutte le carte in regola per il successo. A Sanremo 2023, con la loro “Splash” hanno bissato il successo già ottenuto con “Musica Leggera”. Subito dopo, sono sbarcati al cinema, con “La primavera della mia vita” e anche lì non ha detto deluso le aspettative.

Proprio in questi giorni, il magazine Cosmopolitan gli ha dedicato una “digital cover”, con una interessantissima intervista in cui si raccontano e raccontano le loro origini, i prossimi impegni e il sodalizio personale e professionale che li lega.

Antonio e Lorenzo hanno annunciato il nuovo tour, in merito al quale anticipano: “La prima cosa che ci siamo detti è che questa volta ci volevamo proprio divertire, fare un tour con tanti musicisti, sul palco saremo in tanti”. Quindi parlano l’uno dell’altro. Colapesce dice: “Antonio è un grande amico, un bravissimo musicista e un bravo paroliere, quindi posso solo parlarne bene. Certo, qualche difetto ce l’ha, ma di sicuro è un piacere collaborare con lui”.

E Dimartino replica: “Anch’io stimavo Lorenzo prima di fare qualcosa insieme. E forse sai cosa ha tirato fuori lui da me? Di prestare attenzione ai particolari. Io sono molto naif nell’approccio alle cose, lui invece tiene molto ai dettagli”.

Le origini e il legame con la Sicilia

Colapesce e Dimartino si sono conosciuti circa 12 anni fa, durante un festival a Mazara del Vallo: “Suonavamo entrambi lì, ci siamo presentati e siamo subito entrati in sintonia”, raccontano. La Sicilia, terra d’origine di tutti e due, torna spesso nei loro lavori.

Parlando de “La primavera della mia vita”, Lorenzo spiega: “Il film vuole raccontare una Sicilia inedita, che spesso non viene fuori dal cinema siciliano, spesso si predilige la parte più legata alla mafia, al malaffare, alle brutture o quella da cartolina delle serie americane come White Lotus. Noi volevamo un po’ allontanarci e raccontare una Sicilia diversa, più fantastica ma forse più reale”.

Quindi, quando gli viene chiesto cosa rappresenti per loro l’isola, Colapesce risponde: “Tantissimo. Ci influenza nella scrittura di sicuro anche se viviamo a Milano, il pensiero è sempre tra Misilmeri e Solarino, i nostri due paesini di origine. Per uno scrittore, un musicista o un artista siciliano è inevitabile fuoriuscire dall’isola, è davvero un grembo, non riesci a non inserirla”.

Gli fanno eco le parole di Dimartino: “Ci siamo ispirati anche all’idea di Bufalino che la Sicilia soffre di un eccesso di identità, ha tante identità e noi nel film abbiamo voluto raccontare tanti personaggi e le loro verità che è sempre qualcosa di verosimile, basato su una leggenda, su un detto (…)”.

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