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       Sarà vero ma non ci credo. Oggi ostentando sicurezza sorridiamo al solo pensiero che il malocchio possa esistere veramente; salvo poi scoprire che, chi più chi meno tutti o quasi utilizziamo, magari anche inconsapevolmente, talismani, scongiuri o gesti scaramantici per tener lontani spiriti maligni, iettatori o presunti tali. Anticamente il malocchio era una cosa seria e, ancor prima che potesse colpire, si mettevano in pratica veri e propri riti di prevenzione per scongiurarne l’effetto. La casa veniva regolarmente purificata con acqua e sale; prodotto quest’ultimo che, infilato in sacchetti rossi, veniva appeso anche negli armadi. All’esterno, in caso di bisogno, oltre al classico gesto delle corna era molto di moda, anche fra le donne, il tocco dei genitali; addosso poi non mancavano mai amuleti di vario genere spesso consigliati e personalizzati dalle classiche mavare che, soprattutto nei piccoli centri ma anche nei quartieri popolari delle grandi città,  facevano sempre affari d’oro. Se poi, nonostante la prevenzione, si riteneva di essere stati comunque vittime del malocchio o della fattura (in questo caso senza Iva !) ecco sempre l’esperta che dopo una sommaria visita dava inizio ad una serie di riti accompagnati da particolari orazioni per liberare il malcapitato. In Sicilia molto usato era l’olio di cui venivano versate tre gocce in un piatto con un pò di acqua. Se l’olio assumeva una forma rotonda il malocchio era stato fatto da un uomo, se la forma era allungata allora l’artefice era stata una donna; se invece l’olio si spandeva a macchia per tutto il piatto non v’era alcun maleficio ma i malesseri erano evidentemente da ascriversi ad altra causa. L’operazione terminava in ogni caso con una preghiera segreta e segnando la fronte “dell’ammalato” per sette volte con tre croci e con il dito unto di olio. Spesso questi riti prevedevano anche l’utilizzo di latte o di particolari erbe; tra le più usate c’era la fetida ruta che pare avesse proprietà eccezionali. In un vecchio testo ho trovato riportata parte di una orazione che veniva anticamente usata nei casi sopra descritti e che recitava:

Nnomu du Patri di lu Figghiu e di lu Spiritu Santu e di la Santissima Trinità

 ‘nfunnu di lu mari lu malocchiu si nni va.

 Cincu ti vittiru quattru t’arucchiaru e tri ti sarvaru.

 Scunciuru l’invidia, scunciuru lu malocchiu scunciuru la jettatura

 e cu nnomu di Maria e la Santa Trinità lu malocchiu si nni va.