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Polemiche al Cous Cous Fest: ad accendere gli animi della manifestazione, giunta alla sua diciottesima edizione, è una diatriba che sembra andare avanti ormai da tempo e vede, su fronti opposti, il cous cous precotto e quello 'incocciato' secondo la tradizione. La querelle è stata riportata sulle pagine de La Sicilia.

Il primo, veloce e rapido, è quello che si trova nei supermercati e, a quanto pare, anche nelle preparazioni servite alla manifestazione di San Vito Lo Capo (complice il fatto che il main sponsor dell'evento sia un'azienda che lo produce), mentre la tradizione impone quello rigorosamente lavorato a mano (che richiede una preparazione molto più lunga).

Il risultato finale sarebbe molto diverso: il primo si prepara in 5 minuti, mentre il secondo richiede almeno quattro ore di lavoro, poiché deve riposare a lungo e si cucina a vapore con una pentola di terracotta bucherellata. La polemica è stata sollevata da alcuni ristoratori sanvitesi e anche del Trapanese, che rimangono legati alla tradizione.

Pino Maggiore, ristoratore trapanese e componente di Federcuochi, ha detto : «Cosa c’entra il cous cous precotto con il nostro? Resta slegato, non si amalgama con il brodo, ha un altro sapore. A Genova, nel 2004, da solo ho fatto ottomila porzioni con due fornelli usando la semola di grano duro. Questo è un bluff che non si può sostenere. Gira un video della manifestazione dell’anno scorso in cui si fa vedere un laboratorio di cucina per i bambini con il cous cous precotto».

Alle sue parole di aggiungono quelle di Giuseppe Raineri, referente del presidio Slow Food:  «Chiariamo a tutti che sono due piatti diversi e che il piatto trapanese nulla ha a che vedere con l’altro che serve per fare il taboulet o piatti diversi, la comunicazione deve essere corretta e in ogni caso non è vero che è impossibile fare quello tradizionale in grandi quantità, basta organizzarsi».