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La Sicilia rischia di trovarsi nuovamente in emergenza idrica. Il livello delle acque della diga Rosamarina, dalla quale arriva tutta l’acqua potabile nella città di Palermo e buona parte di quella usata per l’irrigazione in provincia, si è abbassato notevolmente anche per effetto della perdita, per mesi, di decine di milioni di metri cubi di acqua per colpa di un guasto.

Adesso si cerca dunque di correre ai ripari: come scrive "Repubblica", domani si svolgerà un vertice in assessorato fra Regione, Amap, Ato idrico e consorzio di bonifica nel corso del quale si valuterà l’eventualità di stilare un piano di emergenza. Anche se l’inverno appena trascorso è stato abbastanza piovoso, il problema è di natura diversa: la diga Rosamarina di Caccamo è quello che alla Regione chiamano "un invaso pluriennale", cioè viene usato come deposito di riserva.

All’inizio dell’anno c’erano dei sedimenti, e così si è deciso di abbassare il livello da 100 milioni di metri cubi a 60: da allora l’acqua ha iniziato a riversarsi in mare, di fatto azzerando le scorte. Prima del “appo, l’estate scorsa nell’invaso c’erano 94 milioni di metri cubi d’acqua, a febbraio 85. Adesso, una sessantina, che secondo le stime della Regione bastano fino a dicembre. La prima opzione, adesso, sarebbe quella di alimentare la città attingendo dalla diga Poma almeno per l’irrigazione. Ma alla Regione premono sull’Amap perché rimetta in funzione l’acquedotto Scillato, in disuso da anni per una frana: riattivato, eviterebbe di disperdere ogni giorno circa 700 litri di acqua proveniente dalla sorgente omonima sulle Madonie.

I dati dell’Osservatorio delle Acque non lasciano presagire nulla di buono: il 1° luglio l’ufficio ha registrato ad esempio 52 milioni di metri cubi nel Poma contro i quasi 62 di un anno prima, 51 contro quasi 60 a Ogliastro, 74 contro 91 a Pozzillo, 13 contro 20 all’invaso Santa Rosalia, 26 contro 27 ad Arancio, 16 contro 20 a Piana. Inoltre, mancano i soldi per le manutenzioni. Per quest’anno sono stati soltanto 2,5 milioni, poca cosa rispetto ai 9,5 milioni stanziati nel 2010. In cassa non c’è quasi più nulla: circa 150 mila euro per risolvere problemi come la rottura di valvole o per tamponare perdite in tutti gli invasi della Sicilia da qui alla fine dell’anno.