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01Ci ha lasciati Ralph Bear, inventore e ingegnere tedesco che dall’America ci ha fatto conoscere il primo videogioco in assoluto: il Pong. È deceduto a Manchester, negli Stati Uniti, lo scorso 6 dicembre, all’età di 92 anni.

Se avete più di 30 anni, ci avrete giocato almeno una volta nella vita. Pong, quella barretta bianca che sapeva muoversi a scatti e soltanto su e giù sulle nostre tivù, era la racchetta con cui il giocatore poteva colpire la pallina, nient’altro che qualche pixel a dare vita a un quadratino bianco sui nostri schermi.

Il suo genio venne messo a disposizione degli Stati Uniti, durante la Seconda Guerra Mondiale: Baer infatti era un tedesco di origine ebraiche, che trovò con la sua famiglia asilo Oltreoceano e infine posto in diverse compagnie tecnologiche della Nazione.

Dopo aver frequentato l’American Institute Television of Technology di Chicago, Baer finì nel New Hampshire dove ha vissuto tutta la sua vita, e dove sabato scorso si è spento alla presenza dei suoi più cari parenti. Fu la Sanders Associates a riconoscerne il genio; con loro, l’ingegnere diede vita, nel 1966, a “Chase”, il primo videogioco della storia: Chase veniva proiettato sulla propria televisione; due anni più tardi, Baer mise appunto il primo prototipo di console, il suo nome era “Brown Box”, poi diventato “Magnavox Odyssey”; fu infatti proprio “Odyssey” il nome originario del simulatore di ping pong, che fece la fortuna della Atari, 5 anni più tardi.

Il primo computer per videogiochi consentiva infatti agli utenti di cimentarsi in più discipline: dal tennis al tiro al bersaglio, in pratica un antesignano della odierna Wii.
Negli anni Settanta, Baer divenne famoso anche per altri giochi elettronici, come Simon. Messo appunto per la Milton Bradley, Simon metteva in comunicazione quattro pulsanti colorati con determinate note musicali; compito del giocatore era riconoscerne le combinazioni e indovinarle, fu la mania di molti ragazzini degli anni Ottanta. Oggi il gioco non è più in produzione, ma la Hasbro Inc. ne commercializza da diversi anni due varianti.

Alla Brown Box si potevano poi collegare le prime periferiche di gioco, tra cui una pistola, con cui era possibile sparare agli elementi che passavano sullo schermo: un’invenzione rivoluzionaria.
«Elaborare nuove idee e trasformarle in oggetti reali per me è sempre stato naturale come respirare», ha dichiarato Baer. Dalla sua invenzione sono discese non solo le moderne console di gioco, ma anche tutti i prodotti dei microprocessori; non a caso al suo nome sono associati ben 150 brevetti.

Oltre ai molti premi e riconoscimenti, nel 2006, anno della scomparsa della moglie Dena Whinston, con cui è stato sposato per ben 53 anni, l’ingegnere tedesco naturalizzato americano, ha ricevuto la National Medal of Technology, e il 1° aprile del 2010 è entrato a far parte della National Inventors Hall of Fame.

Oggi lascia tre figli e quattro nipoti; il suo ricordo vive nell’autobiografia “Videogames: In the Beginning” e nei prodotti che ha creato e in quelli di cui ha facilitato il lancio e la realizzazione nel corso degli anni, grazie alle sue brillanti intuizioni all’avanguardia.

 Autore | Enrica Bartalotta