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OLYMPUS DIGITAL CAMERAEmpedocle era un filosofo e politico siceliota, ovvero un ‘greco di Sicilia’, un abitante cioè delle poleis greche in Sicilia. Per quanto non si possa stabilire la data esatta della sua nascita, come succede per molti personaggi dell’Antichità, si sa per certo che visse nel V secolo a.C. ad Agrigento.

L’impossibilità di avere una chiara documentazione della sua vita, ha portato chiaramente alla nascita di molte leggende. I suoi amici e discepoli raccontarono che alla morte, fu assunto in cielo, mentre Eraclide Pontico sostiene che si sia gettato nel cratere dell'Etna. Di lui non si sa nemmeno se morì in Patria o nel Peloponneso (ipotesi più probabile). Secondo Aristotele, Empedocle morì all'età di 60 anni (intorno al 430 a.C.), mentre per altri visse fino all'età di 109.

Uomo umile ma di nobili origini, di lui si sa che partecipò attivamente alla vita politica di Agrigento (negli anni tra il 446 e il 444 a.C.). Si dice che contribuì alla cacciata del tiranno Trasideo, e che contribuì a rovesciare l’oligarchia allora immediatamente insediatasi al potere. Dai suoi nemici fu dunque esiliato nel Peloponneso, dove dovrebbe aver incontrato Protagora ed Erodoto. Lo storico Diogene Laerzio sostenne che subito dopo decise di seguire gli insegnamenti della Scuola pitagorica, divenendo allievo di Telauge, figlio di Pitagora. Altri invece, pensano che abbia seguito i pensieri di Brontino ed Epicarpo.

Di lui si diceva fosse un mago, capace di avere controllo sugli agenti atmosferici. Nel poema “Le Purificazioni”, egli stesso dichiara di essere in grado di guarire da male e vecchiaia, oltre ad avere il controllo su vento e tempesta. Per questi miracolosi e sedicenti poteri, i sicelioti lo veneravano come profeta e gli attribuirono numerosi accadimenti.

Empedocle occupa un posto a parte nella storia della filosofia presocratica. Egli appare come il primo autore dell'Antichità a unire in un unico sistema di pensiero concezioni filosofiche e credenze religiose.
A noi sono pervenute solo due opere: “Sulle Origini” (o “Sulla Natura”) e “Purificazioni”; anche se alcuni suppongono che tutti i frammenti a nostra disposizione confluiscano in realtà in un unicum.
Secondo Empedocle, i fenomeni di nascita e morte sono degli stati, ovvero ‘mescolanza’ e ‘separazione’ di qualcosa che è nato, c’era ed è.
L'edizione dell'opera di Empedocle si deve al filologo Jean Bollack, che la tradusse dal dialetto jonico, una variante del greco antico, nel 1969. Dei circa duemila versi che la componevano, a noi ne sono pervenuti solo trecentocinquanta. A partire dai ritrovamenti e dai lavori di traduzione del filologo belga Alain Martin e del filologo tedesco Oliver Primavesi, ce ne sono giunti altri settantaquattro (di cui venticinque coincidenti). Il papiro che racchiudeva l’opera, databile intorno al I secolo d.C., era conservato presso la Biblioteca Nazionale e Universitaria di Strasburgo, ma era stato ritrovato nell’città egiziana di Panopoli (oggi Achmim). Della seconda opera, ci sono invece pervenuti solo poco più di un centinaio di versi sugli originali 3000.

Secondo Empedocle, il mondo è nato da quattro ‘radici’, delle ‘sostanze’, che sono eterne e indistruttibili, e sono all’origine di ogni cosa. Il fuoco, l’aria, la terra, e l’acqua. Dèi, chiamati anche con il nome di Zeus, Era, Adoneo e Nestis. Motori del loro divenire, sono i princìpi di Amore e Odio; il primo, con la caratteristica di ‘legare’, originare, il secondo con il principio di ‘separare’, disgiungere, seminare discordia.
È quindi sotto l'azione dell'Odio, che le quattro ‘radici’ si separano generando il mondo e le sue creature: prima bisessuate e poi, sotto l'azione determinante di Odio, differenziandosi in maschi e femmine, e poi in esseri mostruosi e ulteriormente in membra isolate; alla fine del ciclo, Amore riprende il potere permettendo così alle creature di compiere il percorso a ritroso che le riporta ab origine, alle quattro ‘radici’ unite insieme nello ‘Sfero’, il principio beato e immutabile; l’unità.
Nell’opera successiva, “Purificazioni”, gli esseri viventi come parti costitutive dello Sfero, divengono dèmoni ed errano nel Cosmo.

A lui sono state attribuite diverse opere, fra cui anche alcune tragedie, e trattati sulla medicina, sulla politica e sulle guerre persiane. Una curiosità: nel 1861 gli viene intitolato il Regio Liceo Classico di Agrigento, dove studiarono Luigi Pirandello e Andrea Camilleri.

Autore | Enrica Bartalotta