Che WhatsApp sia a pagamento dopo il primo anno di utilizzo è vero, ma che anche Facebook possa esserlo a partire dall’anno prossimo, è una vera e autentica bufala.
E sì che lo ha scritto “Repubblica”. Da gennaio Mark Zuckerberg avrebbe fatto pagare ai propri utenti un obolo di 3 euro al mese per l’utilizzo del suo social network.
Un esperimento socio-economico oppure una trovata pubblicitaria o soltanto un giorno qualunque per un portale satirico che non assicura la veridicità delle sue informazioni?
No, non il noto e blasonato quotidiano bensì un blog che ha nome simile.
Ed è forse per questo motivo che alcuni utenti sono stati ingannati; immaginando che fosse una notizia seria pubblicata da una delle testate più di spicco del nostro Paese, l’hanno presa per buona, e così l’ipotesi di un Facebook a pagamento ha iniziato a fare il giro dei social network allarmando gli utenti.
Della notizia non c’è traccia in Rete quindi per il momento si può stare tranquilli: Facebook non sarà a pagamento a partire dal 2015 e probabilmente non lo sarà mai; ma il ragionamento messo in atto da coloro i quali hanno divulgato ‘la notizia’ ha un senso, ed è volto in sostanza a calcolare i profitti del giovane imprenditore di Menlo Park, semmai l’obolo dei 3 euro fosse vero.
Con un 1 miliardo e 300 milioni di utenti, Mark Zuckerberg potrebbe infatti portare a casa ben 39 miliardi di euro al mese: una cifra sbalorditiva. Non che il fondatore di una delle società più note al mondo ne abbia bisogno.
A soli 30 anni, Mark Elliot Zuckerberg è infatti uno degli uomini più ricchi del Pianeta, il più giovane, secondo la rivista Forbes del 2008.
Informatico, nato a New York, oggi possiede un’azienda che nel 2010 ha fatturato ben 4 miliardi di dollari di utile netto.
Informatico, ha studiato presso la Harvard University e lì ha prodotto la sua idea: un annuario scolastico telematico, ovvero quello strumento in cui, una volta finita l’università, ci si sarebbe potuti imbattere in tutti i propri compagni.
Oggi Zuckerberg è sposato e con la moglie Priscilla Chen ha aperto anche una fondazione molto attiva in campo sociale. Ha finanziato i Centri di Controllo per la Prevenzione e la Cura delle Malattia durante l’inasprirsi del “fenomeno Ebola” e ha devoluto milioni in beneficienza per sostenere l’istruzione nel New Jersey.
Un miliardario sì ma col cuore.
Eppure se Mark avesse deciso di mettere ‘una taglia’ sulla sua idea, le cose sarebbero potute cambiare sensibilmente.
Sì perché involontariamente, la bufala telematica ha scatenato una serie di risposte negative in chi utilizza il social; la risposta sarebbe pressocché unanime: cancellare il proprio profilo.
La notizia è giunta assieme all’annuncio dell’introduzione del tasto ‘non mi piace’.
Del ‘dislike’, ovvero il tasto con pollice verso di cui al momento si può trovare una replica sul nuovo YouTube, se ne parlava da molto tempo; e solo tre giorni fa il fondatore del social network arriva a confermarlo, con un misterioso: «ci stiamo pensando».
Ma al pubblico il ‘non mi piace’ non piace affatto. Potrebbe infatti inibire l’aspetto ‘social’, o peggio, scatenare duelli all’ultimo sangue. L’obiettivo in realtà sarebbe quello di porre un’alternativa al ‘mi piace’ nel caso in cui si tratti di una notizia che non scatena sentimenti positivi, bensì reazioni di rabbia o disgusto.
Basti pensare agli articoli di cronaca nera. Ma per il momento Mark Zuckerberg ha aggiunto: «dobbiamo solo trovare il modo giusto per inserire questa opzione, perché a volte i sentimenti negativi possono essere usati con finalità sbagliate».
Autore | Enrica Bartalotta