MESSINA – Sono 30 le persone arrestate dai carabineri del Ros nell’ambito dell’operazione Beta, che ha individuato una cellula del clan Santapaola di Catania a Messina. La cellula sarebbe stata gestita da persone appartenenti alla famiglia di Francesco e Vincenzo Romeo, il cognato e il nipote del boss Nitto Santapaola, perché rispettivamente marito e figlio della sorella Concetta Santapaola.

Il ruolo di capo, secondo le indagini del Ros, era rivestito da Vincenzo Romeo, sotto la supervisione del padre Francesco, e con la collaborazione dei fratelli, Pasquale e Benedetto e Gianluca. La cellula agiva negli appalti attraverso l’imposizione di forniture e manodopera grazie a funzionari corrotti. In un episodio in particolare, riferito al risanamento della zona di Fondo fucile, non si sarebbe data esecuzione all’appalto per rinuncia degli stessi indagati, che in corso d’opera hanno ritenuto economicamente più vantaggioso alienare gli immobili sul libero mercato.

Il gruppo avrebbe avuto interessi anche nell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e nell’Expo, senza dimenticare il gioco illegale e le scommesse di calcio. Poteva contare anche su informatori in uffici pubblici, di polizia e della Procura. Contestato anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa a un avvocato, Andrea Lo Castro, che avrebbe messo a disposizione le proprie competenze professionali per consentire il riciclaggio di denaro tramite falsa intestazione di beni e l’elaborazione di strategie per la frode ai creditori. Tra i coinvolti ci sono anche un funzionario del Comune di Messina, accusato di corruzione, e vari imprenditori. Secondo la Dda della procura di Messina sarebbero “tutti connessi a un disegno di gestione di interessi economici illeciti contrassegnati da riservatezza e reciproca affidabilità”.

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