Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di SiciliaFan! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

PALERMO – Giuseppe Biondino e l’ascesa in Cosa Nostra. Figlio di Salvatore Biondino, autista di Totò Riina,  salì al vertice della famiglia mafiosa di San Lorenzo. Biondino è stato fermato dai carabinieri insieme a boss ed estortori che rischiavano di darsi alla fuga. A Biondino fu dato il libro mastro delle estorsioni e il mandato a comandare una delle zone più ricche di Palermo. Un capo accettato da tutti dopo le alterne vicende del suo predecessore, Giovanni Niosi, pompiere con la passione per il cinema che non aveva mai convinto i “piani alti”.

Dopo l’arresto di due mesi fa, il pentito Sergio Macaluso ha raccontato molte cose, portando all’arresto di 5 persone. Biondino, soprannominato “L’onorevole”, faceva su e giù dalla Spagna per preparare la latitanza. Come scrive il “Giornale di Sicilia”,  “con la sua gestione della cassa erano finiti i malumori nati col suo predecessore che, oltre ad avere la colpa di aver patteggiato una condanna per estorsione, una violazione imperdonabile del codice mafioso, aveva mostrato qualche problema nella tenuta dei conti”. Ancora il quotidiano:

Con Biondino, arrestato nel 2008, assolto tre anni dopo e scarcerato, gli affari – pizzo, scommesse – erano tornati a girare. Lo racconta Macaluso e viene fuori dalle intercettazioni che hanno svelato una estorsione consumata e due tentate a imprenditori e commercianti palermitani.

A raccogliere il pizzo, come già venuto fuori in altre inchieste, era un commerciante, esattore per conto di Cosa Nostra: Savatore Ariolo, anche lui fermato, titolare di un’attività di vendita di frutta. Stesso ruolo avevano Ahmed Glaoui, tunisino, e Bartolomeo Mancuso. Mentre al quinto arrestato, Francesco Lo Iacono, anche lui con parentele di rango in Cosa Nostra, i pm hanno contestato l’attentato incendiario alla concessionaria Autocar Service di Partitico, distrutta nel 2015 dal racket. Anche Iacono, nipote dello storico boss del paese, stava per fuggire. I magistrati hanno documentato diversi suoi viaggi a Dusseldorf, città in cui aveva intenzione di iniziare la sua nuova vita da latitante.