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Salvatore Biondino: chi è il palermitano condannato all’ergastolo per l’omicidio di Salvo Lima e per le stragi di Capaci e di via d’Amelio. Biografia: dove è nato, quanti anni ha, cosa ha fatto. I fatti di cronaca e cosa fa oggi, le notizie più recenti.

Salvatore Biondino

Salvatore Biondino nasce a Palermo il 10 gennaio del 1953, quindi ha 70 anni. Secondo quanto stabilito dagli inquirenti, è affiliato alla famiglia di San Lorenzo, attiva nell’omonimo mandamento del capoluogo siciliano. Subentra in questo ruolo al capomandamento Giuseppe Giacomo Gambino. Stando a quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, proprio sulla base del suo ruolo, avrebbe partecipato alla riunione preparatoria dell’attentato all’Addaura.

L’attentato dell’Addaura

Quando si parla dell’attentato dell’Addaura, si fa riferimento al fallito attentato a Giovanni Falcone, avvenuto il 21 giugno 1989 nei pressi della villa che il magistrato aveva affittato per il periodo estivo, situata sulla costa di Palermo (nella località marinara denominata, appunto, Addaura, nei pressi di Mondello). Il ruolo di Biondino sarebbe stato quello di coordinare i sopralluoghi, la fornitura dell’esplosivo e l’organizzazione generale.

Gli agenti di polizia trovano, la mattina del 21 giugno, 58 cartucce di esplosivo, di tipo Brixia B5, dento un borsone sportivo, nella spiaggetta antistante la villa affittata dal magistrato. Falcone, in quella giornata, attende i colleghi svizzeri Carla del Ponte e Claudio Lehmann con cui deve discutere sul filone dell’inchiesta “Pizza connection” che riguardava il riciclaggio di denaro sporco. Alcuni uomini non identificati avrebbero piazzato l’esplosivo, che tuttavia non esplode (forse per un malfunzionamento del detonatore).

Stragi di Capaci e via D’Amelio

Sempre secondo quanto stabilito da indagini e sentenze, Salvatore Biondino avrebbe curato l’organizzazione della strage di Capaci, costata la vita a Giovanni Falcone e alla moglie Francesca Morvillo, ma anche agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Anche per quanto riguarda invece la strage di via D’Amelio, che uccide Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta (Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina), la Corte di Cassazione giunge a conclusioni molto dettagliate in merito al ruolo di Biondino.

Avrebbe, infatti, partecipato alla decisione di compiere l’eccidio e all’individuazione delle modalità operative, procurato il telecomando e provatolo. Dalle 7 del mattino del 19 luglio (giorno della strage), avrebbe anche partecipato al “pattugliamento” di alcune strade della città di Palermo, “per verificare il momento in cui transitavano le auto con a bordo il dott. Borsellino e gli agenti della scorta e darne comunicazione agli altri complici”.

Arresto di Salvatore Biondino

Nel 1998, inoltre, Biondino è uno dei condannati per l’omicidio di Salvo Lima, avvenuto il 12 marzo del 1992. Su Biondino, inoltre, pendono altre accuse. Secondo gli inquirenti è il mandante dell’omicidio e della successiva distruzione del cadavere dell’agente Emanuele Piazza: per questo delitto, riceve una condanna in via definitiva il 20 maggio del 2004. Per lui anche l’accusa degli omicidi degli imprenditori Sceusa e Vicenzo D’Agostino.

La cattura di Salvatore Biondino avviene il 15 gennaio del 1993. Il CrimOr, cioè la squadra speciale dei ROS, guidata dal Capitano Ultimo, lo sorprende mentre è alla guida di una Citroën ZX con a bordo Totò Riina. All’epoca, Riina è latitante dal 1969. L’auto viene fermata all’uscita da un residence in via Bernini, a Palermo.

Fino all’arresto, Biondino risulta incensurato e, da allora, si trova in carcere, sottoposto al regime di 41-bis. Nel 2014, inoltre, le forze dell’ordine arrestano suo fratello maggiore, Girolamo Biondino (classe 1948), con l’accusa di associazione mafiosa. È invece del 2018 l’arresto di Giuseppe Biondino, figlio di Salvatore. Il 21 gennaio del 2018 la DDA di Palermo arresta Giuseppe, classe 1980, titolare di un’agenzia pubblicitaria nel capoluogo: sarebbe stata una copertura per le attività di stampo mafioso.

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