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Chi era Totò Riina, biografia e storia del boss della mafia. Dove è nato, l’attività malavitosa, il clan di Corleone, attività di Cosa Nostra, quando è stato catturato, quanto è stato in carcere, come e dove è morto.

Totò Riina

Salvatore Riina, meglio conosciuto come Totò Riina, nasce a Corleone, il 16 novembre del 1930. Il padre Giovanni e il fratello minore, Francesco, muoiono negli anni Quaranta a causa dell’esplosione di una vecchia bomba americana. I Riina trovano l’ordigno in un campo e cercano di aprirlo per rivendere il metallo e la polvere da sparo.

Negli anni della gioventù si avvicina alla figura di Luciano Liggio, malavitoso locale affiliato a Michele Navarra, boss della zona. All’età di 19 anni viene condannato a una pena di 12 anni (scontata parzialmente nel carcere dell’Ucciardone) per aver ucciso in una rissa un suo coetaneo, Domenico Di Matteo. Nel 1974 Riina si sposa con Ninetta Bagarella, sorella minore di Leoluca Bagarella, con la quale ha avuto quattro figli: Maria Concetta, Giovanni, Giuseppe e Lucia.

Viene scarcerato nel 1956. Nel 1958 Liggio elimina Navarra. Nei mesi successivi, insieme alla sua banda di cui fa parte Riina, scatena una vera guerra contro gli ex uomini di Navarra, in gran parte assassinati. Totò Riina viene arrestato nel 1963  a Corleone. Dopo aver scontato alcuni anni di prigione all’Ucciardone (dove conosce Gaspare Mutolo), viene assolto per insufficienza di prove e si trasferisce con Liggio a Bitonto (Bari).

La latitanza

Il tribunale di Palermo emette un’ordinanza di custodia cautelare per entrambi, ma Riina torna da solo a Corleone, viene arrestato e gli  viene applicata la misura del soggiorno obbligato nella cittadina di San Giovanni in Persiceto (BO). Scarcerato e munito di foglio di via obbligatorio, non si reca mai nel luogo di soggiorno obbligato e si rende irreperibile, dando di fatto inizio alla sua latitanza.

Nel dicembre del 1969 è tra gli esecutori della strage di Viale Lazio, che deve  punire il boss Michele Cavataio. In seguito sostituisce spesso Liggio nel cosiddetto “triumvirato” provvisorio, di cui fa parte con i boss Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti, allo scopo di derimere le dispute tra le cosche della provincia di Palermo.

Nel 1971 Totò Riina è esecutore materiale dell’omicidio del procuratore Pietro Scaglione e partecipa ad alcuni sequestri ordinati da Liggio a scopo estorsione (Antonino Caruso, figlio dell’industriale Giacomo, e il figlio del costruttore Francesco Vassallo).  È lui stesso, nel 1972, a ordinare il sequestro del costruttore Luciano Cassina.

Il 1974 è l’anno in cui diviene reggente della cosca di Corleone, dopo l’arresto di Liggio. L’anno seguente fa sequestrare e uccidere Luigi Corleo, suocero di Nino Salvo (esattore affiliato alla cosca di Salemi). Ottiene nel 1978 l’espulsione di Badalamenti dalla Commissione e l’incarico passa a Michele Greco.

Seconda guerra di mafia

All’inizio degli anni Ottanta fa eliminare Giuseppe Panno, capo della cosca di Casteldaccia e, nel maggio del 1981, è ucciso anche il boss Salvatore Inzerillo. Entrambi sono strettamente legati a Bontate, quindi ha inizio la cosiddetta “seconda guerra di mafia“. Nei mesi che seguono, i boss dello schieramento che fa capo a Riina uccidono oltre 200 mafiosi della fazione Badalamenti-Bontate-Inzerillo. Molti altri rimangono vittime della cosiddetta “lupara bianca”.

Nel 1983  si insedia una nuova “Commissione”, composta soltanto da capimandamento fedeli a Riina e Provenzano e guidata dallo stesso Riina. Totò Riina instaura nel frattempo diversi rapporti con la politica e, proteggere alcuni dei nomi cui è legato. Il 9 marzo del 1979 avviene l’omicidio di Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana; nella data del 6 gennaio 1980 quello di Piersanti Mattarella, presidente della Regione; il 30 aprile 1982 quello di Pio La Torre, segretario regionale del PCI.

Stragi del ’92

Dopo l’inizio della seconda guerra di mafia, i cugini Nino e Ignazio Salvo di Salemi passano nello schieramento dei Corleonesi che fa capo a Riina. I Corleonesi coltivano rapporti influenti con la politica, come ad esempio quelli con Vito Ciancimino e Salvo Lima. L’omicidio di Salvo Lima avviene il 12 marzo del 1992 e, poco dopo, la stessa sorte tocca a Ignazio Salvo.

Un importante contributo allo smascheramento delle attività di Cosa Nostra arriva da Tommaso Buscetta, ex-boss mafioso scappato in Brasile per sfuggire alla ferocia di Riina durante la “pulizia” dei vecchi capi. “Masino Buscetta” rivela al giudice Giovanni Falcone la struttura e le attività di Cosa Nostra.

Le deposizioni dei collaboratori di giustizia scatenano la ritorsione di Cosa Nostra su precisa indicazione di Totò Riina nei confronti dei familiari dei pentiti, inclusi donne e bambini.

Le dichiarazioni di Buscetta si dimostrano fondamentali per la condanna a numerosi ergastoli di Riina, Provenzano e degli altri mafiosi alla sbarra durante il Maxi Processo del 1992 (entrambi sono condannati “in contumacia”, ma sono ancora a piede libero). Il 1992 è segnato dalle stragi di mafia e dalle uccisioni di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di cui Riina è il principale responsabile.

Arresto di Totò Riina

Nel gennaio del 1993 il collaboratore Balduccio Di Maggio rivela ai Carabinieri di Novara dove si trova il “covo” di Riina: una villa con palme a Palermo, in una strada che incrocia via Bernini. L’arresto di Totò Riina avviene il 15 gennaio del 1993, per mano del  CRIMOR (la squadra speciale dei ROS guidata da Sergio De Caprio, noto con il soprannome di Capitano Ultimo).

L’arresto di Riina, latitante dal 1969, avviene al primo incrocio davanti alla sua villa, in via Bernini, insieme al suo autista Salvatore Biondino. È il primo marzo del 1993 quando Totò Riina fa la sua prima apparizione pubblica dopo l’arresto. È nel corso di un’udienza per gli omicidi Mattarella-Reina-La Torre, in cui è imputato. Dal dicembre del 1995 è stato rinchiuso nel carcere dell’Asinara, in Sardegna, poi è stato trasferito nel carcere di Marino del Tronto, ad Ascoli Piceno (per circa tre anni con regime di carcere duro). Nel marzo del 2001 l’isolamento è revocato.

Alla metà del marzo del 2003 Totò Riina subisce un intervento chirurgico per problemi cardiaci e, dopo un paio di mesi, viene ricoverato nell’ospedale di Ascoli Piceno per un infarto. Subisce un nuovo ricovero a settembre, per problemi cardiaci. Trasferito nel carcere di Opera è di nuovo ricoverato nel 2006 a Milano.

Gli avvocati, nel 2017, fanno richiesta per il differimento della pena a detenzione domiciliare, a causa dello stato di salute. Il tribunale si pronuncia negativamente. I giudici spiegano che Riina “non potrebbe ricevere cure e assistenza migliori in altro reparto ospedaliero”.

Totò Riina muore alle 3,37 del 17 novembre del 2017, il giorno successivo al suo 87esimo compleanno, all’ospedale Maggiore di Parma. È sepolto nel cimitero di Corleone.

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