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Giuseppina Torregrossa, chi è la scrittrice siciliana, autrice di tanti romanzi, tra cui “Il conto delle minne“. Biografia e carriera: dove è nata, quanti anni ha, come è diventata famosa. Quali sono i suoi libri, cosa leggere, quali premi ha vinto, cosa fa oggi.

Giuseppina Torregrossa

Giuseppina Torregrossa nasce a Palermo, il 21 agosto del 1956, quindi ha 67 anni. Si laurea in Medicina all’università di Roma “La Sapienza”, specializzandosi in ginecologia e ostetricia. Consegue un dottorato di ricerca in perinatologia. Ha lavorato presso la clinica ostetrica dell’università di Roma – Policlinico Umberto I.

Si occupa attivamente, tra le altre cose, di prevenzione e cura dei tumori al seno. Collabora a molti quotidiani e riviste di divulgazione scientifica ed è impegnata nel volontariato. Vive tra la Sicilia e Roma, dove ha lavorato per più di vent’anni come ginecologa.

Opere

Il suo primo romanzo esce nel 2007 e si intitola “L’assaggiatrice“. Con il monologo teatrale “Adele” vince nel 2008 il premio opera prima Donne e Teatro di Roma. Tra i suoi romanzi sono celebri: “Il conto delle minne“, uscito nel 2009 e tradotto in dieci lingue; “Manna e miele, Ferro e fuoco” (Mondadori 2011), “Panza e prisenza” (Mondadori 2013); “La miscela segreta di casa Olivares” (Mondadori 2014), “ll figlio maschio (Rizzoli 2015); “Cortile nostalgia” (Rizzoli 2017); “Il basilico di Palazzo Galletti” (Mondadori 2018), “Il sanguinaccio dell’immacolata” (Mondadori 2019), “Al contrario” (Feltrinelli 2021) e “Morte accidentale di un amministratore di condominio” (Marsilio, 2021).

Nel 2015 Giuseppina Torregrossa ha vinto il Premio Baccante. I suoi libri più recenti sono dunque “Morte accidentale di un amministratore di condominio”. In “Al contrario”, dalla fine degli anni Venti alla caduta di Mussolini, l’autrice dà vita con il suo stile inconfondibile, sapido, sensuale e arguto, alla saga di tutto un paese attraverso le sue ferite, i segreti, le amicizie, i conflitti e gli amori.

Le interviste

In un’intervista a La Gazzetta del Sud, quando le viene chiesto se le faccia piacere che la Sicilia sia un trend editoriale, Giuseppina Torregrossa risponde: “Non saprei. Ho sempre scritto di saghe e romanzi familiari perché mi piacciono davvero, e quando ho firmato dei gialli mi sono resa conto che in quelle pagine, in fondo, non c’era la mia vera natura. Scrivere di Sicilia per me significa andare alla ricerca della vera lingua siciliana per dar voce ai miei protagonisti. Invece, oggi si corre il rischio di usare il dialetto come una moda. Mi sembra che negli ultimi dieci anni la Sicilia sia diventata un brand editoriale, basta metterla sulla copertina per penetrare nel mercato editoriale, ma non possiamo ridurre la nostra terra ad una moda, all’ennesima farsa, senza negarne gli aspetti tragici, al di là delle mode”.

Parlando invece dalle pagine di ThrillerNord, quando le viene chiesto come vede il fatto che i suoi romanzi vengano messi a confronto con quelli del conterraneo Andrea Camilleri, spiega: “Il paragone è lusinghiero. Amiamo con passione la nostra terra, non manca a entrambi lo sguardo e il pensiero critico. Usiamo la lingua madre con disinvoltura, non disdegniamo l’introduzione di neologismi. Abbiamo un orgoglio siciliano che ci spinge a cercare buone pratiche ed esempi da seguire. La storia ci guida nella ricerca di un futuro possibile; la memoria non ci abbandona neanche con il passar degli anni… poi ci sono le differenze”.

Foto Facebook.

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