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Un bimbo italiano su 5 cresce in una casa in cui i genitori fumano e questo aumenta del 43% il rischio di asma, oltre a rendere i piccoli più esposti al rischio di fumare a loro volta e di iniziare prima. Gli adolescenti fumatori, inoltre, fanno fatica a dire addio alle sigarette e solo il 6% riesce a smettere da solo, mentre la grande maggioranza va avanti per altri 16-20 anni. Questi i pesanti dati emersi dal ventesimo congresso nazionale della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili, che si è aperto a Roma.

«L'esposizione passiva al fumo – spiega Renato Cutrera, presidente Simri e Direttore dell'Unità operativa di Broncopneumologia all'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – aumenta del 43% il rischio di asma, una malattia in crescita che colpisce il 10% degli italiani con meno di 14 anni». Le oltre 4 mila sostanze nocive sprigionate dalle «bionde» possono attaccare le vie respiratorie superiori, fino ad arrivare anche profondamente nei polmoni, bronchioli e alveoli.

«Le politiche attuate finora – prosegue – hanno avuto effetto, ma abbiamo ancora uno zoccolo duro di fumatori che non vanno demonizzati ma aiutati, ovvero indirizzati nei centri antifumo. Il modo migliore per farlo è invitarli nel momento in cui fanno visitare il proprio figlio». I pediatri, quindi, dovrebbero aiutare gli pneumologi, consegnando all'adulto la consapevolezza che i figli di fumatori sono portati a fumare e più soggetti ai rischi per la salute che questo comporta. «Ancora un italiano su due, infatti, – specifica Cutrera – ammette di accendersi una sigaretta in presenza di minorenni».