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Non tutti lo sanno ma, nell’estrema provincia di Palermo, c’è una città scavata nella roccia. Un luogo che non ha nulla da invidiare ad altri molto rinomati e che racchiude al suo interno miti, fascino e leggenda: si tratta delle Grotte della Gurfa.

Grotte della Gurfa, la città scavata nella roccia

Siamo soliti sentir parlare della Sicilia per molti motivi e, tra questi, non mancano mai alcune curiosità che ci portano in luoghi ricchi di fascino. Oggi facciamo tappa a due passi dal piccolo Comune di Alia (Palermo). Proprio qui si trova un esempio di architettura rupestre, una città nella roccia che ricorda la mitica Petra, in Giordania.

Le Grotte della Gurfa sono una testimonianza di una cultura millenaria. La civiltà sarebbe arrivata in questo luogo in tempi remoti, poiché i rilievi effettuati hanno restituito testimonianze dell’età del bronzo (2500-1600 a.C.). Nel nome “gurfa” è racchiusa parte della storia delle grotte: scopriamola insieme.

A lungo queste grotte sono state considerate “solo” un deposito agricolo. Il termine “gurfa“, infatti, deriva dall’arabo “ghorfa“, cioè stanza o magazzino. In Tunisia vi sono depositi di grano chiamati, appunto, “ghorfas“. Nella toponomastica siciliana non è inusuale trovare la denominazione gurfi, con significati analoghi.

Cosa c’è dentro le grotte

Le dimensioni e la struttura delle Grotte della Gurfa, però, fanno pensare che ci sia di mezzo l’uomo, con un’architettura progettata ad hoc. Pensate che, secondo alcuni, questa sarebbe addirittura stata la tomba del re Minosse (sì, proprio quello della mitologia greca). Di certo c’è che le grotte scavate nella falesia, non sarebbero naturali. Ci sono 6 cavità su 2 livelli, studiate nei dettagli.

Il primo che si incontra è un ambiente molto ampio, a pianta rettangolare, con un soffitto alto circa 5 metri a due spioventi. Un tempo lo chiamavano “a saracina“, cioè “alla saracena“. Si passa poi a un’altra parte di forma circolare, sovrastata da una cupola che è alta più di 16 metri. Questa culmina con un foro centrale. Tutte e due le stanze comunicano con l’esterno e sono collegate da un corridoio.

Al secondo livello si accede da una scalinata, scavata nel costone roccioso. Oggi, di quella scala, è rimasto ben poco. In origine, però, era un vero e proprio dedalo. Nel livello superiore ci sono quattro ambienti, di forma più squadrata. Ogni ambiente ha una finestra che guarda alla vallata.

Grotte della Gurfa: la tomba di Minosse?

Procedendo su un lungo corridoio si arriva a metà dell’altezza dell’ambiente con cupola di cui abbiamo parlato. A questo, qualche anno fa, è stato dato il nome di “thòlos“. Dal confronto con la thàlos micenea chiamata “Tesoro di Atreo” è nata l’ipotesi che fosse la tomba di Minosse. Ma quanto c’è di vero?

Si narra che Minosse abbia trovato la morte mentre inseguiva Dedalo, nella città di Camico (localizzata nella Valle del Platani), mentre era ospite di Kokalos, re dei sicani. Secondo gli storici, ci sarebbero stati grandi cerimonie funebri e una grande sepoltura. La thòlos delle Grotte della Gurfa sarebbe la più grande del Mediterraneo.

Cosa succede nell’equinozio di primavera

Ad aumentare il fascino di questi luoghi, contribuisce anche un dettaglio non indifferente. In occasione dell’equinozio di primavera, a mezzogiorno il sole entra dal piccolo foro in cima alla cupola della stanza più grande. I raggi colpiscono proprio il centro della sala. Non può certo essere un caso, vero?

Tra fascino, leggende e mistero, le Grotte della Gurfa sono arrivate a noi dopo secoli e secoli. A lungo – e fino al XX secolo – sono state magazzini per i contadini, ma forse anche stalle e abitazioni. I reperti rinvenuti al momento, non consentono di dare spiegazioni più sicure.

Per raggiungere questo sito, bisogna percorrere la Strada Statale 121 (Palermo-Agrigento), uscendo al bivio Manganaro per Alia. Al chilometro 189, si attraversa l’abitato e si percorre la Strada Provinciale 53 fino alla collina. Giungendo, si scorrono sul fianco della collina le particolari “strutture” della montagna.

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