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La rappresentazione del gruppo scultoreo in bronzo rappresentante Eracle che cattura la cerva di Cerinea illustra un episodio della mitologia greca, la quarta delle dodici fatiche di Eracle.L’enorme animale, con corna d’oro e zoccoli d’argento e di bronzo, era sacro ad Artemide, dea della caccia e della luna (Selene). Il re Euristeo ordinò a Eracle di catturare viva la magnifica cerva per donarla ad Artemide. L’eroe allora la inseguì per circa un anno, finché riuscì a ferirla con una freccia e se la caricò sulle spalle per riportarla in patria. Lungo la strada del ritorno incontrò Artemide che si infuriò con lui perché aveva ferito l’animale a lei sacro. L’eroe riuscì a placare le sue ire ed ottenne da lei il permesso di portare la cerva ad Euristeo, a condizione che subito dopo lasciasse libero l’animale di correre tra i boschi.

L’elegante opera è caratterizzata da finezza esecutiva, armonia nelle proporzioni ed equilibrio nella composizione; tuttavia la posa dinamica e la tensione muscolare del nudo atletico non riescono a imprimerle grande vitalità.

Emergono decorativismo e cura dei dettagli: occhi e labbra sono impreziositi dall’aggiunta di lamine d’argento e di rame e il pelo dell’animale è reso con minute incisioni.

La scultura, copia romana di un originale greco attribuito alla scuola dello scultore Lisippo (IV sec. a.C.), fu rinvenuta nella Casa di Sallustio a Pompei e donata al Museo dal re delle due Sicilie Ferdinando II di Borbone. Ornamento di una fontana, è munita di un bacino di marmo che raccoglieva il getto d’acqua zampillante dalla bocca del cervo.