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PALERMO – Il protagonista di questa storia è Francesco Cinà, di anni 33, che nel 2009 venne arrestato insieme al padre e al fratello, con l'accusa di aver massacrato nel 2002, Vincenzo Chiovaro e Antonino Lupo, precisamente in Piazza Borgo Vecchio a Palermo. 

L'accusa è pesante. Duplice tentato omicidio, così nel 2009 arriva la galera.

Francesco Cinà da 5 anni in carcere si è visto annullare la pena appena 6 mesi fa, quando il suo avvocato difensore, l'Avvocato Toni Palazzolo, era riuscito a far crollare l'unico o forse il più importante capo di accusa: "il nome del suo assistito venne fuori per via di illecite pressioni".

Così annullata la condanna, si attende il riesame del caso, nell'ottica di un nuovo processo. 

Ad approfittarne del susseguirsi degli episodi è proprio il detenuto Cinà, che insieme all'avvocato ha presentato un ricorso al tribunale civile di Palermo, chiedendo che gli venisse riconosciuta la legge da poco entrata in vigore, la 117 dell'11 Agosto 2014, la quale sancisce che:

"i detenuti che hanno subito un trattamento non conforme al disposto della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo abbiano diritto a ottenere la riduzione di un giorno di pena per ogni dieci durante il quale è avvenuta la violazione del loro diritto a uno spazio e a condizioni adeguate, con contestuale previsione in favore di coloro che non si trovino più in stato di detenzione di un risarcimento pari a 8 euro per ciascuna giornata di detenzione trascorsa in condizioni non conformi alle indicazioni della Corte europea dei diritti dell'uomo”

Cinà chiede dunque 8 euro al giorno, per tutti i giorni che ha trascorso inutilmente dentro le carceri siciliane, da Enna a Palermo, per un totale di 1852 giorni di reclusione.