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E’ crollato, disperato, in lacrime davanti ai magistrati che lo hanno interrogato per tutta la notte nel carcere Malaspina. “Gli ho dato un calcio, ma non lo volevo uccidere. Giuro, giuro”. Ha detto così il 17enne che ha confessato di avere colpito Aldo Naro, il neo dottore in Medicina morto venerdì scorso durante una rissa nella discoteca Goa.  Il giovane ha ricostruito la vicenda in maniera confusa, poi alla fine è crollato, ma non ci sta a passare per l’assassino e si difende, dicendo che non voleva ucciderlo ma è andata così per colpa del parapiglia che è scoppiato in discoteca. E poi lui al Goa, non c’era andato per ballare o bere, né per cacciarsi nei guai ma "per lavorare", così avrebbe detto ai pubblici ministeri, “Io ci lavoravo lì”.

Nel suo interrogatorio fiume, il 17enne ha raccontato agli investigatori che non so era imbucato ma che al Goa 'faceva il buttafuori abusivo' e se le sue parole saranno confermate nuove indagini si intravvedono all’orizzonte. Il titolare del Goa non sa nulla del ragazzo in questione e dice di essersi affidato per il servizio di security ad una ditta specializzata. Nel suo racconto, davanti ai pm il 17enne dello Zen dice che si trovava lì per lavoro, il suo compito  – per 40 euro a serata –  era quello “di non fare scavalcare le persone”. Si trovava, dunque, all’esterno del Goa, finché non è rientrato, per il freddo, e si è accorto che nel privè dove stavano Aldo Naro e i suoi amici c’era 'movimento', “Stavano litigando” – racconta – e così si è avvicinato per sedare gli animi e dunque fare il suo lavoro di buttafuori, e ad un colpo che avrebbe  ricevuto avrebbe reagito a sua volta con un altro.

Soltanto dopo ammette di avere sferrato lui il calcio, quello fatale, “Sono stato io a dare il calcio, ma non volevo ucciderlo”, la verità viene a galla dopo, una confessione in cui decisive sono state le parole del padre. Il calcio – secondo il suo racconto – lo avrebbe dato mentre Aldo cadeva per terra inciampando sui gradini e racconta che c’era una gran confusione e che “tutti erano ubriachi“, e che il giovane medico non era ancora caduto quando lo ha colpito.

Ora la sua versione è al vaglio del giudice che dovrà convalidare il fermo per omicidio doloso e decidere quale misura cautelare applicare. Ma le indagini non si sono affatto fermate: continuano gli interrogatori anche se al momento il 17enne rimane l’unico indagato. Tra oggi e dopodomani si terrà l'udienza di convalida davanti al gup del Tribunale dei Minori di Palermo che deciderà se convalidare o meno il fermo.

"E' molto dispiaciuto per quanto accaduto – riferisce il legale del 17enne, l'avvocato Maurizio Di Marco – e chiede perdono alla famiglia. Lui non voleva uccidere il medico. Si è trovato coinvolto in una rissa, una comunissima rissa, finita male".

Ieri sera hanno sfilato sotto la pioggia nel centro di Palermo tremila fiaccole accese per Aldo Naro. Si sono dati appuntamento a Piazza Verdi grazie a un tam tam sui social network,  in memoria del giovane, con la scritta "Io sono Aldo Naro" per dire "basta alla violenza".