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La diatriba Liparitana. Un piccolo episodio locale avvenuto nell’isola di Lipari il 22 gennaio del 1711, fu la causa scatenante di una lunghissima diatriba tra il Regno di Napoli e la Santa Sede. La vicenda è da ricondurre all’antico diritto in cui il Re di Sicilia era anche Legato Papale. Questo privilegio fu acquisito ai tempi dei Normanni, i quali dopo aver riconquistato la Sicilia scacciando i Saraceni, vollero rafforzare la cristianità, investendo la monarchia sicula oltre che del potere civile anche di quello religioso.

La vicenda nota come “Controversia Liparitana” riguarda una tassa, il “plateatico” richiesto da alcuni gabellieri a degli incaricati del Vescovo di Lipari per un sacco di ceci che volevano vendere nella piazza del paese. Il plateatico era un tributo di origine feudale che si versava per poter utilizzare il suolo pubblico per la vendita di merci. L’imposizione fiscale però non interessava alcune “zone franche” in cui i venditori erano esenti dal pagamento della tassa e tra queste, i territori di proprietà di conventi ed abbazie, e le città governate dai Vescovi.

I gabellieri decisi a compiere il loro mandato nel nome del Re di Napoli, ignorando l’antico privilegio del Vescovo siciliano, intimarono il prelato a pagare ugualmente il tributo. Il Vescovo, ritenendo lesi i suoi diritti, reagì pronunciando la scomunica dei gabellieri. Il Re di Napoli in risposta all’alto prelato, cancellò la scomunica in qualità di erede della monarchia sicula applicando un’antica norma, “l’appello per abuso” che gli conferiva il diritto di modificare le decisioni dei Vescovi dell’isola. L’azione del re suscitò nel Papa una forte reazione che intervenne subito a difesa della Chiesa, invalidando il diritto di “appello” invocato dal monarca.

Le ragioni di questa muscolosa contesa, erano andate oltre il fatto oggettivo, e l’opinione pubblica, fomentata da un consistente gruppo di “regalisti”, contestò la presa di posizione del Papa. Il popolo non trovandosi d’accordo con alcuni privilegi riservati alla Chiesa, rivendicò allo stato l’esclusività di decidere sulla questione originaria che era una gabella di diritto civile. Il contrasto tra Chiesa e monarchia continuò anche con l’insediamento delle successive dinastie, e ci vollero molti anni prima di trovare un valido compromesso.

Troviamo riferimenti della storica diatriba Liparitana nel “Sillabo” del 1864 di Papa Pio IX, dove in una delle 80 proposizioni condanna esplicitamente “l’appello per abuso”. Citiamo anche il riferimento letterario in una famosa opera di  Leonardo SciasciaRecitazione della controversia liparitana dedicata ad A.D”.