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01Fanpage http://goo.gl/PnEgmx Museo Salinas di Palermo

Hitchock al museo? No, solo una citazione! Le paure e i sospetti del film del grande Alfred non hanno riferimenti con la bella finestra che il visitatore, appena entrato al Museo dal chiostro minore, ha modo di vedere alzando un po’ lo sguardo, al primo piano dell’edificio.

E’ una finestra con archi concentrici a sesto acuto e colonnine con capitelli angolari, decorata a tarsie in tufo e pietra lavica, caratteristica questa comune ad altri rari esempi palermitani, come le finestre di palazzo Sclafani: l’uso dei conci di tufo alternati alla pietra lavica con l’intento di realizzare un effetto di contrasto cromatico è, in effetti, più diffuso nell’architettura medievale della Sicilia orientale. 

I caratteri formali datano la finestra all’inizio del XIII secolo. Allora…cosa ci fa una finestra del basso Medioevo in un ex convento barocco? 

Non è l’opera di un architetto pazzo, ma uno dei tanti casi di “salvataggio” che il Museo ottocentesco e l’instancabile azione svolta dal Salinas nell’assicurare la sopravvivenza a brani di storia cittadina che si sarebbero altrimenti dispersi, permisero di portare a buon fine, come dimostrano altre opere non archeologiche che si trovano nello stesso chiostro minore, prima fra tutte la fontana del Glauco.

La finestra proviene in effetti dal campanile della chiesa di San Giacomo La Marina, una delle chiese più antiche della vecchia Palermo, se, come attestano le fonti, la sua fondazione risaliva al regno di Ruggero II: oggi la chiesa non è più esistente, in quanto venne demolita nel 1862. A seguito dei bombardamenti borbonici subiti dalla città nel 1860, infatti, la staticità del campanile era stata compromessa: da lì a far deliberare dal Consiglio civico l’abbattimento dell’intero edificio, il passo fu purtroppo breve.

Malgrado l’opposizione tentata da alcuni giornali cittadini dell’epoca, che sottolineavano l’importanza storica della chiesa e il suo pregio architettonico ed artistico, la demolizione venne portata a termine ed alcuni manufatti della sua struttura muraria e dell’arredo interno vennero ricoverati al Museo Nazionale. 

Allora, al di là della citazione “hitchkochiana”, forse un piccolo ma inquietante “giallo” in effetti la finestra lo contiene: perché la cittadinanza palermitana non si mosse allora per salvare una delle testimonianze più significative del suo tessuto edilizio?

Vexata quaestio…

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