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vaniaturiIn genere per “abbanniaturi” s’intende il “banditore” cioè colui che nei tempi ormai remoti , gridava a tutti gli angoli delle strade le novità ufficiali del comune o le altre notizie importanti: ad esempio, un editto comunale, la data della festa del Patrono, l’arrivo di un personaggio, ecc.

Ma nei tempi della mia primissima infanzia , tanti altri rompevano il silenzio delle stradine paesane con la loro voce stentorea: : uomini, donne, spesso ragazzini e ragazzine molto giovani che giravano per le strade “abbanniannu” la loro umile mercanzia.
Ricordo per esempio “lu ricuttaru” che passava tutte le mattine vendendo deliziose ricottine fresche , monodose, di forma cilindrica avvolte in in un incarto fatto con foglie di canna (la “cavagna) e “abbanniava“: “ la ricutteddra cavuda cavuda ca la purtaru ora… “ ( la ricottina calda calda che l’hanno portata ora…)
Un altro personaggio quotidiano era “lu finucchiaru” , vendeva finocchietti verdi ( per intenderci quelli che servono per la pasta con le sarde palermitana) raccolti all’alba nei campi vicini al paese e legati a piccoli mazzi. Il suo grido era: “fimmini, li finocchi aiu…” (donne ho i finocchietti).
Altrettanto puntuale era “lu cacucciularu e cardunaru” che vendeva cardi e carciofini piccolissimi e spinosi, già cotti e gridava: “carduna vuddruti, cacucciuliddri pizzica e muzzica…”(cardi bolliti, carciofini da sfogliare e mordere)
Un personaggio che mi è rimasto particolarmente impresso era il merciaio che andava per le strade con una larga scatola appesa al collo dove era esposta mercanzia di ogni genere: dai lucidi per scarpe (cirotta) agli spilloni da balia (spinguluna), ai cucirini di filo di tutti i colori (spagnoletta), ai lacci per le scarpe (lazza), gli aghi (gugli o gugghi), gli spilli(spinguli), i bottoni (pumetta) e tutti i prodotti di merceria più svariati. Il suo grido era “cirotta neri e cirotta a colori, li spagnoletti di tutti colori…”
Poi c’erano i fruttivendoli che passavano con asini carichi di mercanzia, carrettele , ecc. piene di frutta e verdura appena colta mandando dei richiami lunghi e lamentosi raramente comprensibili e traducibili, ma che i clienti avevano imparato a riconoscere…
Questi ultimi li ritrovo ancora oggi, l’estate, nei posti di villeggiatura: si sono aggiornati, vanno in giro con grandi camion o pulmini, “abbannianu” con megafoni o microfoni o mandano la registrazione del loro grido incomprensibile tramite l’apparecchiatura dei loro automezzi intermezzandola con brani musicali.

Ma se qualcosa è rimasta di questo mestiere ce ne sono tanti altri di cui non è più possibile trovare alcun vestigio: per esempio, il “lampiunaru”( quello che accende i lampioni), la “lavannera” ( lavndaia), “lu conza ossa” (l’aggiusta ossa),” lu tira ganghi” (il cava denti), “lu carritteri” e “lu gnuri” (il carrettiere e il cocchiere), e tanti altri di cui spero di potervi socializzare i miei lontani ricordi duretti o indiretti, nei prossimi giorni.