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"Crollo degli investimenti, perdita di imprese e occupati, le pubbliche amministrazioni sono le più morose d'Italia: l'edilizia, da sempre settore fondamentale dell'economia siciliana – rappresenta l'8,2% del Pil regionale, il 41,7% degli occupati dell'industria e il 6,7% del totale dei lavoratori – è allo stremo, ma finora nessuna istituzione competente sembra esserne consapevole". E nel 2016 si aggraverà la crisi che dura dal 2007, mentre l'unica speranza concreta di ripresa dipende dalla capacità di attivazione della nuova programmazione comunitaria.

A rivelarlo è il Rapporto congiunturale sull'industria delle costruzioni in Sicilia", realizzato dalla Direzione affari economici e Centro studi dell'Ance nazionale in collaborazione con Ance Sicilia e Ance Palermo. Al termine di un settennio disastroso, il 2015 si è chiuso con un calo dell'1,9% degli investimenti in costruzioni e il 2016 porterà un ulteriore taglio dell'1,7%. In termini numerici, si è passati dai 6 miliardi e 760 milioni di euro del 2014 (-6% rispetto al 2013) ai 6 miliardi e 754 milioni del 2015 (-1,9% rispetto all'anno precedente) e sono previsti 6 miliardi e 741 milioni quest'anno (-1,7% in termini reali).

La flessione prevista quest'anno per il numero di nuove abitazioni è di -3,2% che segue il -5,9% del 2015; per quello di nuove costruzioni non residenziali private è di -1,8%; e di -2,2% è il calo atteso per le opere pubbliche, in conseguenza del perdurante crollo dei bandi di gara pubblicati, ancor più successivamente all'entrata in vigore del nuovo Codice nazionale degli appalti. Dal 2008 al 2015 i Comuni siciliani hanno ridotto del 41% gli investimenti in conto capitale a fronte di un taglio di appena il 4% delle spese correnti.

L'edilizia residenziale, che potrebbe costituire un'alternativa al mercato pubblico, sconta invece il costante calo di autorizzazioni concesse (dalle 14.469 del 2007 alle 3.929 del 2013, -72,8%; il calo è del -44,2% rispetto al 2012). "Come se non bastasse, in Sicilia i ritardi medi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni alle imprese che hanno eseguito lavori sono i più lunghi d'Italia: 7 mesi, pari a 199 giorni, cioè 139 giorni oltre i termini fissati dalla legge in 60 giorni; è un tempo superiore del 20% alla media nazionale dei ritardi". A causa di questi comportamenti, il 49% delle imprese siciliane ha dovuto limitare gli investimenti e il 29% ha dovuto ridurre il personale.