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01“In questo periodo sto scrivendo alcune storie interessanti, e chissà che non possa tornare a girare un film da queste parti. Adoro la Sicilia”.

Lo ha detto stamattina la regista e sceneggiatrice Lina Wertmuller, incontrando i giornalisti nella sede di Scuola cinema a Catania e Centro studi laboratorio d’arte, ospite del direttore Alfredo Lo Piero. Un incontro ricco di aneddoti sui suoi film più famosi, che ha visto la partecipazione di Tuccio Musumeci, fra gli attori della storica pellicola “Mimì metallurgico ferito nell’onore”.

La regista romana ha ricordato il grande Turi Ferro – “per me è un pezzo di cuore, mi manca tantissimo” – e ha lanciato un assist a Luca Zingaretti: “mi piace molto come attore, ha un accento vagamente siciliano, senza però diventare caricatura”.

Non ha risparmiato critiche al remake americano del suo “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, e ha innescato un simpatico siparietto con un esercente cinematografico, che l’ha ringraziata per i grossi guadagni realizzati negli anni grazie ai suoi film.

Lei che, insieme a Pietro Germi, da non siciliana ha creato un prototipo di siciliano famoso in tutto il mondo, ha espresso verso la nostra isola parole di grande affetto e ammirazione: “Non vi rendete conto – ha detto – di stare su uno scoglio di importanza strategica: cosa c’è di meglio delle invasioni per accrescere la civiltà?”.

“Eppure – ha aggiunto Tuccio Musumeci – i siciliani a volte si vergognano della propria storia”. Qui si è inserito l’intervento di Fiorenzo Napoli, appartenente alla celebre famiglia di pupari catanesi, che ha denunciato la mancanza in città di un teatro dedicato a questa tradizionale arte isolana. Napoli ha ricordato l’incontro fra la Wertmuller e la sua famiglia, da cui nacque la fortunata esperienza quarantennale di “Rinaldo in campo”.

Dal teatro al cinema, con una riflessione sulla crisi della “settima arte”, soffocata fra le esigenze di bilancio sempre più stringenti, la mancanza di idee dei registi e la dipendenza dalla politica per la ricerca di finanziamenti. Sul rapporto con il potere la Wertmuller ha confermato il suo anticonformismo: “Non ne ho mai avuto grande rispetto – ha osservato -. Sono un 'cavallo libero' e intendo rimanerlo”.

Nel pomeriggio la Wertmuller terrà uno stage di regia e sceneggiatura rivolto agli allievi della scuola.

“Chiudiamo in bellezza un anno accademico che ha visto tra i nostri ospiti nomi come  Giancarlo Giannini, Giovanni Veronesi, Dario Argento ed Enzo G. Castellari”, ha evidenziato il direttore di Scuola cinema a Catania, Alfredo Lo Piero. “Per noi che con sacrificio cerchiamo di fare arte e cultura, era doveroso far conoscere ai nostri studenti una personalità come Lina Wertumuller, da cui potranno apprendere suggerimenti preziosi”.

Lo Piero ha lanciato un appello ai giovani, affinché creino realtà culturali che si mettano in sinergia fra di loro, e soprattutto alle istituzioni e alla politica, perché siano più vicine ai privati e sostengano le loro iniziative.

 

NOTE BIOGRAFICHE

Lina Wertmuller nasce a Roma nel 1928. A diciassette anni si iscrive all'Accademia Teatrale diretta da Pietro Sharoff; successivamente collabora con celebri registi teatrali, tra i quali Garinei e Giovannini. Lavora sia per la radio che per la televisione; tra le sue esperienze di autrice e regista si ricordano la celebre trasmissione “Canzonissima” e la serie televisiva “Il giornalino di Gian Burrasca”.

Dopo essere stata aiuto regista e attrice di Federico Fellini nelle pellicole “La dolce vita” e “8½”, il suo esordio alla regia avviene nel 1963 con “I basilischi”.

Nella seconda metà degli anni sessanta nasce la sua collaborazione con l'attore Giancarlo Giannini, che è presente in alcuni dei suoi più grandi successi come “Mimì metallurgico ferito nell'onore”, “Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'agosto” e “Pasqualino Settebellezze”. È autrice di diverse sceneggiature e regie teatrali, anche per la regia di Franco Zeffirelli, e di serie televisive, con attrici del calibro di Sophia Loren.

Lina Wertmuller è stata la prima donna candidata all'Oscar come migliore regista (per il film “Pasqualino Settebellezze”, nella cerimonia del 1977). Tra gli innumerevoli riconoscimenti ricevuti nel corso della sua carriera, si segnalano il Globo d’oro e il David di Donatello alla carriera.

 

Foto di Alessandro Favara