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CATANIA – L'Etna in attività, seppur a singhiozzo. L'attività resta confinata all'interno delle voragini dei crateri sommitali come il cratere di nord-est e la Bocca Nuova. Al cratere di sud-est si era registrata una continua attività stromboliana con dei boati. Anche la cenere trasportata dai venti verso est è rimasta poco più che una leggera coltre, rilevata perlopiù a Piano Provenzana, la stazione turistica di Linguaglossa. Il fiume rosso è stato però visibile solo a tratti, date le non ottimali condizioni meteo in alta quota.

L’intensità delle esplosioni era in costante diminuzione, e dal cono creatosi intorno alla frattura entrata in eruzione, fra le strutture del vecchio e del nuovo cratere di sud-est, l’alimentazione del flusso di lava era in forte calo. La variabile è il tremore vulcanico, il parametro utilizzato per misurare l’energia che muove l’apparato vulcanico dell’Etna: dopo l’aumento dovuto all'apice di questa eruzione agostana, i valori si sono ridimensionati ma sempre tenendo alta l’asticella. L’impressione, allora, è che il sistema non sia ancora tornato in equilibrio e che potrebbe ancora esserci magma pronto a spingere per sgorgare in superficie. Dunque le sorprese potrebbe non essersi del tutto esaurite.

Sul quotidiano "La Sicilia" si legge:

Lo sanno bene le autorità di sicurezza alle prese con la gestione, dal punto di vista dell’ordine pubblico, del fenomeno Etna. Si era preso tempo per settimane, sebbene l’attività esplosiva c’era e poteva anche portare al lancio di blocchi lavici da mezzo metro oltre l’orlo dei crateri, eppure l’accesso ai crateri è stato bloccato soltanto nella tarda mattinata di venerdì, a eruzione più che avviata. Fino ad allora l’accompagnamento dei turisti in alta quota non aveva subito limitazioni, se non quelle dovute al maltempo.

I video dei boati della Bocca nuova e del cratere di nord-est, girati lungo i crinali di quota tremila da visitatori e guide vulcanologiche avevano così fatto il giro del web, senza che però si sia innescato il consueto dibattito sulla sicurezza delle attività in alta quota. L’inversione di tendenza, come da sistema, l’ha così decretata la Protezione civile regionale innalzando, dopo circa un anno di situazione stazionaria, i livelli di allerta. Dall'estate del 2017 si era fermi sul livello verde, cioè quello corrispondente al Vulcano in stato di equilibrio. Adesso l’ultimo bollettino sul rischio vulcanologico ha segnato il passaggio alla fase operativa “attenzione” connessa al livello d’allerta gialla. A seguire sono scattate le ordinanze di interdizione degli accessi dei sindaci, ma non si è attivato il coordinamento unico sul rischio vulcanico dei Comuni con territori in area sommitale creato la scorsa primavera. Solo le amministrazioni di Nicolosi e Linguaglossa hanno abbassato le quote massime del libero accesso alla montagna.