Il suo nome è Marco Lo Martire ed è un biologo marino palermitano di 43 anni, che ha appena concluso un’avventura straordinaria: un mese e mezzo in Antartide per una missione scientifica.
Come riportato da Palermo Today il progetto dal titolo “Microadapt” è stato finanziato dal Miur e condotto in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Bologna e la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, e ha coinvolto il ricercatore palermitano presso la base italiana Mario Zucchelli.
L’obiettivo della missione è quello di studiare il microbioma e il suo adattamento alle condizioni estreme del Polo Sud.
Durante i 50 giorni trascorsi nel continente più freddo del mondo, Lo Martire non ha mai visto il buio, vivendo in un paesaggio, dove le temperature oscillavano tra i -35 e gli 0 gradi.
“La più grande emozione? Rivedere il buio sopra la Nuova Zelanda, durante il volo di ritorno”, racconta il ricercatore, ancora segnato dall’assenza dell’alternanza giorno-notte.
Nonostante il clima rigido, Lo Martire ha trovato il modo di adattarsi: “Basta avere le giuste accortezze. Ma non è una vacanza, si lavora tanto e il tempo per riposare è poco”.
Un sogno nato dal mare di Mondello
Nato e cresciuto a Palermo, Lo Martire ha sempre avuto un legame speciale con il mare, ereditato dal nonno pescatore di Mondello.
Dopo la laurea in Scienze ambientali e una magistrale in Risorse biologiche marine all’Università di Palermo, il suo percorso lo ha portato a un dottorato in Biologia ed ecologia marina e a collaborazioni con importanti istituzioni scientifiche italiane.
Per il ricercatore si tratta della quinta spedizione, in un luogo, l’Antartide, che continua a mettere alla prova il suo spirito di adattamento e la sua passione per la ricerca.
“Abbiamo dimostrato come alcuni vermi riescano a sopravvivere alle temperature impossibili grazie a proteine prodotte dal loro microbioma e adesso siamo tornati per vedere se altri organismi hanno queste caratteristiche”, spiega Lo Martire, entusiasta dei risultati ottenuti.
Nonostante le sfide climatiche, le giornate erano scandite da momenti di convivialità nella mensa della base, dove il cibo arrivava dall’Italia e dalla Nuova Zelanda. “Pesce locale? Vietato dal Trattato Antartico, non si può toccare nulla”.
Dopo settimane trascorse in maglietta all’interno della base e completamente coperto all’esterno, Lo Martire è tornato in Italia, pronto a trascorrere parte delle festività natalizie a Palermo. “Temo di più l’umidità di Palermo che le intemperie dell’Antartide”, scherza il ricercatore, abituato ormai ai rigori del Polo Sud.
La sua storia non è solo quella di una missione scientifica di successo, ma anche di un palermitano che, grazie alla passione e alla determinazione, ha portato il nome della Sicilia fino ai confini del mondo.
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