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Il gup di Caltanissetta, Marcello Testaquatra, ha rinviato a giudizio Matteo Messina Denaro, ritenuto uno dei mandanti degli attentati di Capaci e via D’Amelio in cui vennero uccisi Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e otto agenti delle scorte. È di strage l’accusa della quale il boss latitante dovrà rispondere davanti alla Corte d’assise nissena nel processo che inizierà il 13 marzo.

Paci, durante la sua discussione nell’udienza preliminare, ha sostenuto che “Messina Denaro prese parte a una riunione della commissione di Cosa nostra alla fine del ’91 a Castelvetrano in cui Totò Riina decise di dare via alla strategia stragista, prevedendo che la Cassazione avrebbe di lì a poco confermato le condanne del primo maxi processo contro la mafia“, come riporta il “Giornale di Sicilia”.

Inoltre Messina Denaro “avrebbe inviato a Roma, su ordine di Riina, diversi sicari per uccidere Giovanni Falcone nei primi mesi del ’92, mentre questi era direttore degli Affari penali del Ministero della giustizia”. La cosiddetta missione romana non andò in porto perché poi Riina richiamò i sicari in Sicilia per eseguire l’attentato nell’isola. In aula con Paci anche l’altro aggiunto Lia Sava e il sostituto della Dda nissena Stefano Luciani.

Alla richiesta di rinvio a giudizio si sono associati i legali di parte civile dei familiari delle vittime e di alcuni enti e associazioni, mentre il difensore di Messina Denaro, l’avvocato Giovanni Pace, ha chiesto il proscioglimento del boss di Castelvetrano, considerato l’attuale capo di Cosa nostra. Il gup Marcello Testaquatra è in camera di consiglio e comunicherà la sua decisione intorno alle 13.