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Il cinema italiano perde uno dei suoi interpreti più intensi e raffinati. Paolo Bonacelli, attore versatile e rigoroso, è morto a 88 anni nella serata di mercoledì 8 ottobre all’ospedale San Filippo Neri di Roma. A comunicarlo è stata la moglie, Cecilia Zingaro.

Nato il 28 febbraio 1937 a Civita Castellana, in provincia di Viterbo, Bonacelli ha attraversato con intelligenza e misura oltre sessant’anni di teatro, televisione e cinema. Per il pubblico siciliano e non solo, resterà il memorabile zio d’Agata nel film cult “Johnny Stecchino” di Roberto Benigni, girato proprio a Palermo, che gli valse il Nastro d’Argento come miglior attore protagonista e un Ciak d’Oro.

L’icona di un film girato in Sicilia

Nel 1991 Bonacelli vestì i panni dell’assistente del boss latitante nel film Johnny Stecchino, una delle pellicole più amate del cinema italiano contemporaneo. Ambientato in buona parte a Palermo, il film mescola ironia e critica sociale, e deve parte della sua forza proprio alla straordinaria prova attoriale di Bonacelli.

Con il suo sguardo imperscrutabile e un’interpretazione precisa, misurata ma iconica, Bonacelli regalò al pubblico uno dei personaggi più riconoscibili dell’intera filmografia di Benigni.

Una carriera monumentale tra cinema, teatro e tv

Diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma, Bonacelli cominciò la sua carriera sul palcoscenico, lavorando con Vittorio Gassman e Luigi Squarzina e fondando la Compagnia del Porcospino insieme a Carlotta Barilli. Fu un interprete colto, mai sopra le righe, sempre attento allo studio del testo e del personaggio.

Nel cinema ha collaborato con i più grandi registi italiani e internazionali:

  • Pier Paolo Pasolini lo volle nel controverso Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), dove interpretò il duca di Blangis, ruolo che gli valse la Targa Mario Gromo;
  • Fu diretto da Francesco Rosi, Michelangelo Antonioni, Massimo Troisi, Liliana Cavani, Tinto Brass, Marco Bellocchio, Lina Wertmüller, Dario Argento, Mario Monicelli, Paolo Virzì, Jim Jarmusch, Alan Parker e persino J.J. Abrams in Mission: Impossible III.

All’estero, la sua fama esplose con Fuga di mezzanotte (1978), dove interpretò il detenuto Rifki, ottenendo grande successo internazionale.

Anche la TV lo amava: dai Promessi Sposi a Madame Bovary

Oltre al cinema e al teatro, Bonacelli fu anche volto noto del piccolo schermo. Tra le sue interpretazioni più note:

  • Madame Bovary (1978) di Daniele D’Anza,
  • Festa di Capodanno (1988) di Piero Schivazappa,
  • I Promessi Sposi (1989) di Salvatore Nocita, dove fu padre di Gertrude.

L’ultima parte della sua vita artistica

La sua ultima apparizione sul grande schermo risale a pochi mesi fa, alla Mostra del Cinema di Venezia, nel film In the Hand of Dante di Julian Schnabel, in cui interpretava un prete di Alcamo, ancora una volta legando il suo percorso alla Sicilia.

Schivo, profondo, Bonacelli ha attraversato il mondo dello spettacolo italiano con eleganza e sobrietà, senza mai rincorrere la notorietà facile. È stato un attore d’altri tempi, uno di quelli che studiavano, riflettevano e lasciavano un segno indelebile con la sola forza della recitazione.

Un’eredità d’eccellenza nel cuore del cinema italiano

Oltre 120 film all’attivo, premi prestigiosi, palcoscenici calcati con maestria e ruoli che hanno segnato epoche diverse: Paolo Bonacelli lascia un patrimonio artistico immenso e una lezione di stile a generazioni di attori.

Per chi ama il cinema italiano, il suo volto sottile, la voce ferma, lo sguardo pungente resteranno per sempre legati a una Palermo surreale, quella di Johnny Stecchino, che con ironia e intelligenza seppe raccontare anche le ombre del nostro tempo.