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La Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi (nota semplicemente come Natività di Caravaggio) è un prezioso dipinto a olio su tela, realizzato dal pittore italiano Caravaggio. La storia di questo quadro è ben nota: fu trafugato nella notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 dall’oratorio di San Lorenzo, a Palermo, e da allora non è stato più rintracciato. Il valore di mercato si aggira oggi intorno ai 30 milioni di euro ed è inserito nella lista dei 10 capolavori più ricercati dalle polizie di tutto il mondo. Il furto, commissionato dalla mafia siciliana, fu scoperto verso le tre del pomeriggio del 18 da una custode.

Le teorie sulla Natività di Caravaggio

Da quel momento fiorirà una congerie di teorie sul destino dell’opera: una dice che, dopo diversi tentativi di vendita andati a vuoto probabilmente per le precarie condizioni della tela, questa sarebbe stata seppellita nelle campagne di Palermo, insieme a cinque chili di cocaina e ad alcuni milioni di dollari, dal narcotrafficante Gerlando Alberti. Ma nel luogo indicato dal pentito Vincenzo La Piana, nipote di Alberti, la cassa di ferro con la tela non fu trovata.

Un’altra notizia arrivò nel 1980, dallo storico e giornalista britannico Peter Watson. Watson dichiarò che a Laviano, in provincia di Salerno, ebbe un contatto con un mercante d’arte che gli propose la Natività. L’incontro con i ricettatori, fissato per la sera il 23 novembre, coincise con il grande terremoto che devastò la regione e dunque non avvenne mai.

Ancora, il collaboratore di giustizia Francesco Marino Mannoia dichiarò a Giovanni Falcone di essere uno degli autori materiali del furto e che, nello staccare la tela e nell’arrotolarla, questa si sarebbe danneggiata irrimediabilmente. A ciò sarebbe seguita quindi la distruzione dell’opera. Il Nucleo tutela del patrimonio artistico dei Carabinieri accertò però che il furto di cui parlava Mannoia riguardava un altro quadro, attribuito a Vincenzo da Pavia, collocato in una chiesa attigua.

Nel 1996 Giovanni Brusca riferì che il dipinto sarebbe invece stato riconsegnato in cambio di un alleggerimento dell’applicazione dell’articolo 41 bis. Lo Stato italiano rifiutò l’offerta. Un altro pentito, Salvatore Cancemi, dichiarò che la Natività sarebbe stata esposta durante alcune riunioni della “Cupola” quale simbolo di potere e prestigio.

Il 9 dicembre 2009, quando durante una deposizione in tribunale il pentito di mafia Gaspare Spatuzza riferisce che la Natività sarebbe stata affidata negli anni Ottanta alla famiglia Pullarà (capimafia del mandamento di Santa Maria del Gesù). I Pullarà avrebbero nascosto l’opera in una stalla fuori città, dove, senza protezione, fu rosicchiata da topi e maiali. I resti della tela sarebbero stati poi bruciati.

Nel 2018, il mafioso Gaetano Grado asserisce che la tela sarebbe stata nascosta, ma all’estero: nel 1970 il boss Badalamenti l’avrebbe trasferita in Svizzera in cambio di una forte somma di franchi ad un antiquario svizzero, giunto a Palermo per definire l’affare. Grado riferisce anche che Badalamenti gli avrebbe detto che il quadro era stato scomposto per essere venduto sul mercato clandestino.

Adesso a riaccendere i riflettori sulla vicenda è il detective olandese Arthur Brand: secondo lui si trova ancora in Sicilia. Attraverso «La lettura» del Corriere della Sera ha detto: «Oggi l’interesse di tutti è che quel dipinto torni a casa. Per questo mi rivolgo a chi lo possiede in questo momento e lo invito a farsi avanti, anche contattando me, se preferisce, in modo che io possa fare da tramite con le forze dell’ordine e trovare soluzioni affinché gli innocenti non ci rimettano e non si sentano posti sotto accusa».

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