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"Malatti immaginari": il nome dell'operazione che ha incastrato 22 persone è emblematico. L'udienza preliminare davanti al gup – riporta "PalermoToday" – si è aperta in questi giorni. È l'ultimo risvolto dell'inchiesta che nel luglio 2015 ha portato a 6 arresti, mentre altri 12 indagati si erano visti notificare l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tra gli accusati anche persone ritenute vicine ai clan. Per l'Inps un danno da 1,5 milioni di euro. C'era perfino chi percepiva la pensione di invalidità a soli 30 anni, nonostante le perfette condizioni di salute. O chi aveva problemi tanto gravi da dover essere accompagnato da una badante… che però risulta invalida e bisognosa di un supporto a sua volta. In dettaglio si legge:

Tra gli imputati a processo anche Giovanni Tantillo, ritenuto vicino al clan di Borgo Vecchio. L'operazione è partita nel 2014, per un tentativo di estorsione. L'ex compagna di Tantillo trovò in un armadio centinaia di documenti che testimoniavano l'attività illecita. Una volta capito di cosa si trattava ha chiesto del denaro per tacere. Una vera e propria associazione a delinquere che si occupava di garantire sussidi dello Stato ad amici e associati. Al momento della verifica medica il paziente era "istruito" su come comportarsi, e in molti casi veniva addirittura accompagnato presso la commissione medica. Una messa in scena portata a termine – con successo – 25 volte. In alcuni casi c'erano però anche errori di ortografia, come per le “allucinazioni uditive a contenuto querulo manico".

"Emerge – aveva spiegato il colonnello Giuseppe De Riggi, comandante provinciale dei carabinieri – una forma di malcostume e le principali vittime sono i veri malati. Siamo di fronte a una vera e propria fabbrica di falsi invalidi. Un sistema così 'collaudato' che ci fa pensare che ci siano altri casi da scoprire. Stupisce anche la precisione con cui sono redatti i certificati. Abbiamo comunque accertato che i nomi dei medici erano riportati a loro insaputa".

A capo dell'organizzazione c'è Giuseppe Cinà, 61 anni. Un passato lavorativo  – breve in verità – da muratore. Cinà riceveva l'assegno dell'Inps già da quando aveva 30 anni. "Non voglio lavorare più… lo Stato mi deve campare!, io il muratore facevo, facevo il barista… – diceva nelle intercettazioni -. Vinciamo noi, gli rompiamo il c… allo Stato". Ma la pensione spetta anche alle sue donne. "Tu devi prendere 800 euro al mese. Ci arriveremo, stai tranquilla … Tu sei l'amante mia e tu camperai come dico io, hai capito?". Cinà procacciava in prima persona i clienti e svolgeva opera di raccordo dell'attività degli altri intermediari. Offriva poi costante assistenza nei confronti dei beneficiari nella gestione delle pratiche.

Cinà, secondo gli inquirenti, si adoperava anche per trovare delle persone che, spacciandosi per badanti o familiari, erano disposte ad assistere il paziente durante la visita davanti alla commissione medica. Ma il lavoro si paga, ed ecco che il compenso era di 50 euro a visita. Alcune delle badanti ricevevano un sussidio a loro volta. Le pensioni di invalidità oscillavano tra i 500 e i 700 euro.