Parlare di olive siciliane significa parlare di storia e tradizione. Si narra che furono i Greci a importare l’ulivo in Sicilia: qui la pianta ha trovato un clima ideale, legandosi in modo indissolubile con il territorio. Per comprendere più a fondo l’importanza dell’ulivo sull’isola, basti pensare che in epoca Siceliota era considerato sacro e chi lo sradicava veniva punito con l’esilio. Sarebbe stato un ateniese di nome Aristeo a mostrare ai siciliani come si estraeva l’olio dalle olive, inventando “u trappitu“, cioè l’oleificio a pressione. Per questo motivo, fu onorato con la costruzione di un tempio nei pressi di Siracusa. Una successiva innovazione nell’olivicoltura avvenne con la dominazione araba.
Gli Arabi, infatti, migliorarono i sistemi di mantenimento e irrigazione per i terreni. In questo modo, l’olivo potè diffondersi ancora di più in tutta la Sicilia. La tradizione di coltivare l’ulivo si è mantenuta sempre viva nei secoli e i siciliani hanno sempre prodotto cultivar definite di pregiato livello. Le olive siciliane, al di là della produzione dell’olio, vengono vendute al chilo per essere condite. Si tratta delle “alivi cunzati“, un celebre antipasto. Una particolarità della cucina siciliana è l’utilizzo quasi esclusivo di olio extravergine d’oliva, sia per cucinare che per condire.
Ingredienti
500 g di olive verdi in salamoia
4 spicchi di aglio
1 cuore di sedano
1 mazzetto di prezzemolo
2 carote
1/2 bicchiere d’aceto
olio extravergine d’oliva
origano
pepe
Procedimento
Foto di miss_yasmina – www.flickr.com – CC BY-SA 2.0