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Il 18 aprile 1943 è una data che ha segnato profondamente la storia di Palermo. Quel giorno a piazza Sett’Angeli, l’area pedonale tra la Cattedrale e il Convitto Nazionale, la città fu sconvolta da un tragico evento, che passò alla storia con il nome di strage di Piazza Sett’Angeli.

Dobbiamo ricordare che in quel periodo Palermo era sotto l’assedio nemico. In particolare, tra gennaio e giugno la città fu devastata da una raffica di bombardamenti alleati e britannici, che provocarono gravi danni e migliaia di vittime civili.

Nella piazzetta, posta tra le Vie delle Scuole, Simone di Bologna, dell’Incoronazione e Sant’Agata alla Guilla, oggi frequentata soprattutto dagli studenti del Liceo Classico Vittorio Emanuele II nell’ora di ricreazione, a quel tempo c’era uno dei più importanti rifugi antiaerei della città, considerato uno dei più sicuri e uno dei primi ad affollarsi durante la guerra.

Piazza Sett'Angeli a Palermo - Foto: Luisa Cassarà

E così accadde anche quel giorno, il 18 aprile del 1943, quando scattò l’allarme antiaereo e molti palermitani cercarono riparo proprio in questo rifugio. Fu allora che una bomba cadde su Piazza Sett’Angeli e il rifugio crollò sotto il peso della bomba, provocando centinaia di morti.

Il rifugio, che aveva la nomea di bunker sottorraneo più sicuro, forse perché protetto dai Sette Angeli che danno il nome alla piazza (Michele, Gabriele, Barachiele, Uriele, Raffaele, Geudiele e Sealtiele), si trasformò così per tanti cittadini palermitani in una trappola mortale.

Le autorità dell’epoca, accorse sul posto, poterono solo constatare la devastazione e recuperare quel che restava dei corpi delle vittime. Allora le autorità dichiararono ufficialmente 30 vittime, ma in realtà si presume che il numero dei morti fosse molto più alto, vista la capienza massima del rifugio (fino a 1000 persone).

Una volta ultimate le azioni di recupero, il rifugio fu coperto da una colata di cemento, seppellendo, secondo le testimonianze, i tantissimi resti umani che non furono mai recuperati.

Un episodio tragico, che resta oggi vivo soprattutto nella memoria di chi bambino ha vissuto quei terribili momenti, una delle pagine più tristi della storia di Palermo, che ci ricorda quanto la guerra possa essere ingiusta e brutale.

Foto in evidenza da Wikipedia e foto interna di Luisa Cassarà.