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La Palazzina Cinese, detta anche Casina Cinese, è un'antica dimora reale dei Borbone di Napoli, situata a Palermo a margine del Parco della Favorita, ai confini della Riserva di Monte Pellegrino.
 
Fu realizzata da Giuseppe Venanzio Marvuglia nel 1799 su commissione di Ferdinando IV di Borbone che aveva acquistato dall’avvocato Lombardo una casa in stile cinese in legno insieme a terreni confinanti ad alcuni locali. Il Marvuglia realizzò l’opera mantenendo lo stile orientale: il corpo centrale termina in alto con un tetto a pagoda, sorretto da un tamburo ottagonale. Al piano terreno si trovano porticati ad arco ogivali e nei due fianchi ci sono torrette con scale elicoidali a giorno, opera di Giuseppe Patricolo. La costruzione presenta curiosi elementi: i campanelli della grata di ingresso, le travi in legno intagliato delle terrazze e gli smerli.
Gli appartamenti sono distribuiti su tre piani. Nel seminterrato si trovano la sala da ballo e la saletta delle udienze decorate tutte da Velasquez. Si sale al primo piano con una scala esterna, là si trovano il salone dei ricevimenti in stile cinese con pannelli in stoffa dipinti anche dal Riolo, la sala da pranzo con l’ingegnosa “tavola matematica” del Marvuglia e la camera da letto del Re con la volta dipinta in stile cinese dal Codardi e dal Velasquez.
Al secondo piano si trovava l’appartamento della Regina Maria Carolina con due salette di ricevimento e la camera da letto con lo spogliatoio. All’ultimo livello si trova una grande terrazza di forma ottagonale coperta a pagoda con soffitto decorato dal Silvestri. Nel 1800 si sistemò il giardino sul retro e Giuseppe Patricolo curò il “tempietto cinese”. G. Durante eseguì la “flora all’italiana”, vasche di marmo bianco con grotte naturali alla cinese.
Nel periodo 1800-1806 vennero realizzati i due padiglioni dei cacciatori reali. Con l'Unità d’Italia (1861-1946) la Palazzina e il Parco passarono alla Corona Sabauda e poi allo Stato; divenuti proprietà del Comune il Parco e la Palazzina furono destinati alle visite dei turisti mentre nelle dipendenze trovava posto il Museo Pitrè. Più tardi le scuderie alloggiarono il Museo Agricolo.
 
Foto di A. Manzella
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