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Quando aveva 42 anni, ogni settimana per sei mesi Papa Francesco ha incontrato una psicanalista. È lo stesso pontefice a rivelarlo in un libro in uscita in Francia dal titolo "Politique et société". "Ho consultato una psicanalista ebrea. Per sei mesi sono andato a casa sua una volta alla settimana per chiarire alcune cose. Lei è sempre rimasta al suo posto. Poi un giorno, quando stava per morire, mi chiamò. Non per ricevere i sacramenti, dato che era ebrea, ma per un dialogo spirituale. Era una persona buona. Per sei mesi mi ha aiutato molto, quando avevo 42 anni", ha raccontato Bergoglio.

L'esperienza raccontata da Francesco si colloca dunque tra il 1978 e 1979, gli anni della dittatura in Argentina. Padre Bergoglio aveva concluso la complicata esperienza di provinciale dei gesuiti d'Argentina e stava iniziando quella di rettore del Collegio Maximo, dove venivano formati gli studenti che desideravano entrare nella Compagnia. Nei dialoghi il pontefice parla anche della sua vita di oggi: "Mi sento libero. Certo, sono in una gabbia qui al Vaticano, ma non spiritualmente. Non mi fa paura niente".

Non manca un passaggio sull'immigrazione e sull'Europa che "in questo momento ha paura. Chiude, chiude, chiude… La nostra è una teologia di migranti, perché lo siamo tutti fin dall'appello di Abramo, con tutte le migrazioni del popolo d'Israele. E lo stesso Gesù è stato un rifugiato, un migrante. Esistenzialmente, attraverso la fede, siamo dei migranti. La dignità umana implica necessariamente di essere in cammino".