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SIRACUSA – "Preghiamo per coloro che, riconoscendo la gravità del gesto che hanno compiuto, riescano a rendersi conto che anche loro è come se avessero perso la vita, l'unico bene prezioso e non surrogabile che abbiamo": così il vicario generale dell'Arcidiocesi di Siracusa, Sebastiano Amenta, nel corso del funerale di Giuseppe Scarso, l'80enne picchiato e bruciato vivo l'1 ottobre scorso nella sua abitazione a Siracusa, e morto cinque giorni fa all'ospedale Cannizzaro di Catania dove era stato ricoverato.

Poche persone nella piccola chiesa di Grottasanta. In prima fila il fratello e la cognata, i nipoti, poi alcuni vicini di casa della vittima. Tra i banchi anche il sindaco di Siracusa Giancarlo Garozzo e il questore Mario Caggegi. Nel corso dell'omelia monsignor Amenta ha detto: "La vicenda di questo nostro fratello ci ha profondamente scosso provocando in noi la forte invocazione della giustizia. Ma in questo momento non siamo membri di un gruppo di social network o in piazza a manifestare la nostra rabbia: siamo comunità di cristiani che prega, siamo qui a chiedere al Signore di perdonarci".

Intanto la polizia di Siracusa continua le ricerche del secondo giovane che insieme al 18enne Andrea Tranchina avrebbe compiuto l'aggressione. Nei suoi confronti è stato emesso il provvedimento di fermo. Un terzo giovane è al momento denunciato perché avrebbe fatto parte del gruppetto che prendeva in giro il pensionato ma non avrebbe partecipato al raid criminale.