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Ancora un resoconto su un’altra estensione della Biodanza: Il Progetto Minotauro, ripreso dal famoso mito greco del Minotauro. Atene, sottomessa a Creta, doveva fornire ogni anno il sacrificio di sette fanciulli e sette fanciulle al Minotauro che si nutriva di carne umana. Minosse, saggio re di Creta, fece rinchiudere il feroce Minotauro nel labirinto progettato dall’ingegnere Dedalo. Teseo, figlio del re ateniese Egeo, con l’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, che grazie al leggendario filo lo condusse fuori dal labirinto, riuscì a uccidere il mostro e a interrompere il crudele sacrificio dei fanciulli ateniesi.

  Ne Il Progetto Minotauro  di Biodanza, il labirinto rappresenta le paure ancestrali e le difficoltà del vivere dell’uomo moderno, nel quale intrigo può perdersi definitivamente. Egli allora, per “ritrovarsi”, necessita del famoso filo che lo guidi nei dedali  della sua anima. Lo stage si prefigge appunto il superamento delle proprie paure semplicemente affrontandole, magari non da soli ma guidati dai consigli di un insegnante esperto di Biodanza.  

  “Tagliare la testa al toro”. “Prendere il toro per le corna”. A proposito di tori e di minotauri, questi modi di dire potrebbero adoperarsi benissimo come slogan per sintetizzare i due giorni previsti per lo svolgimento dello stage. Due modi di dire che vogliono significare l’energica, coraggiosa e improvvisa risoluzione di un uomo di risolvere un problema che da tempo lo assilla.

  Come già detto, il Minotauro vuol simboleggiare le paure e le difficoltà che si aggrovigliano nella mente delle persone, fino a formare un labirinto nel quale è difficile orientarsi. Il progetto mira dunque, sotto la guida di un insegnante di Biodanza, a incoraggiare le persone a mettersi a tu per tu con le proprie paure, a sfidarle e a superarle gradualmente, uscendo infine dal labirinto.

  Tutto questo, infatti, succede nei due intensissimi giorni di stage. Ognuno compila un test su una serie di paure che ostacolano l’espressione e lo sviluppo del potenziale genetico dell’uomo. Sulla paura di vivere, che soffoca la vitalità; sulla paura dell’amore, che inibisce il potenziale affettivo e sessuale; sulla paura del primordiale, che blocca la trascendenza; e sulla paura dell’espressione, che isterilisce la creatività. Il test è accompagnato da un breve colloquio con l’insegnante. Dopodiché egli, con creatività e competenza, elabora su misura per ciascuno un esercizio specifico per affrontare la paura che è emersa maggiormente dal test.

  Un mare burrascoso di paure e di emozioni represse viene risvegliato dal loro angoscioso sonno, molti fantasmi si affacciano alla coscienza, ma gli stagisti, come tanti coraggiosi Teseo, si avventurano ugualmente nei paurosi labirinti interiori in cui si sono trasformate le loro maggiori istanze di essere umani, soffocate da una società inibente e repressiva. Nei due giorni vengono percorsi i personali labirinti interiori per arrivare ad incontrare e sfidare il temibile Minotauro.

  Inevitabili sono le ansie, forti le emozioni, copiose le lacrime di commozione, ma alla fine chi sa affrontare le proprie paure esce vittorioso dai suoi labirinti interiori, anche grazie al coraggio e al sostegno che solo un gruppo compatto e solidale riesce magnificamente a infondere a ciascuno dei suoi componenti. Solidarietà che è imprescindibile dal progetto, in quanto, come un invisibile filo di Arianna, rassicura, accompagna e orienta verso l’agognata luce dell’uscita.

  All’interno del proprio labirinto, ognuno prende il suo Minotauro per le corna. Lo guarda negli occhi quando è ancora sbuffante e inferocito. Con brivido ne sente il caldo e minaccioso alito sul viso. Lo riconosce come parte di sé da lungo tempo calpestata e deviata dall’impulso gioioso alla vita e perciò divenuta ansiogena; e infine non lo teme più, e anzi lo ama, abbraccia e riconduce, almeno per quel momento, alla sua reale funzione vitale, rappacificandosi trionfalmente con esso, di nuovo animale interiore utile nella vita.

  Per compiere simile viaggio all’interno delle proprie paure, molti soffrono; ma non inutilmente. Il loro percorso è di morte (dei vecchi schemi mentali deleteri) e di rinascita, e in quanto rinascita, deve passare necessariamente per la sofferenza. Un tipo di sofferenza però non sterile e anzi funzionale alla vita – perché energia finalizzata alla lotta contro le proprie paure e non contro se stessi – la cui forza positiva espressa mira a dissolvere il conflitto originatosi tra istinto e repressione, e a sgomberare dunque la strada alle pulsioni sane.

  Già a Ginostra gli Argonauti avevano simbolicamente eseguito il rito di morte e di rinascita attraverso il fuoco, sul quale hanno gettato i fogli di carta sui quali avevano elencato le loro maggiori negatività. Da quelle ceneri, come l’araba fenice, sono rinati più belli interiormente e più liberi da fardelli disutili. Ne Il Progetto Minotauro invece, dal simbolismo si è passato direttamente ai fatti per trasformare le paure inutili in impulso vitale.

  Come significativa chiusa di questo breve resoconto, che ovviamente può riportare, e molto sinteticamente, soltanto la fredda cronaca della ben più ampia e profonda dimensione umana e vasta gamma emotiva che solo i partecipanti riescono a vivere in uno stage, trascriviamo una frase di Cesare Pavese, che ci pare ne sintetizzi molto bene il senso: “Non si supera una paura evitandola, bensì attraversandola”. E in questo stage se ne sono attraversate di paure!

 

Angelo Lo Verme