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È una storia davvero molto particolari, dai contorni foschi, quella avvenuta a Rochdale, nel Regno Unito. Tutto comincia con un disperato grido di aiuto: "La casa è in fiamme e mia madre non mi lascia scappare": la ragazza, 15 anni appena, temeva di perdere la vita ed era giustamente disperata. Fortunatamente quelle urla non sono rimaste inascoltate e alcuni vicini sono intervenuti, lottando con la madre, la 36enne Julie Boyle, affinché lasciasse andare la figlia. Adesso, per quella notte di follia, la donna è stata condannata a tre anni di carcere dopo che, durante il processo, le sono stati riscontrati gravi problemi mentali, come spiega nel dettaglio il "Daily Mail".

Era una notte di febbraio e Julie non riusciva più a lottare con quell'ossessione che la perseguitava: era convinta che dalla tv, dalle foto e dai libri qualcuno potesse spiarla. In pochi attimi aveva dato fuoco a tutto ciò che lei vedeva come pericoloso. Con lei c'era la figlia che, accortasi delle fiamme, ha tentato di scappare: la madre, però, aveva chiuso tutte le porte a chiave e le impediva di uscire. 

"Un vicino ha visto le fiamme, mentre un altro aveva captato il messaggio disperato della ragazza. Hanno sfondato la porta di casa e hanno lottato con Julie affinché lasciasse uscire la figlia. Solo dopo una breve colluttazione i due sono riusciti a mettere in salvo la ragazza", ha spiegato il procuratore che si è occupato del caso. Julie è stata arrestata e sua figlia è stata affidata a un'altra famiglia. "In quella notte ha messo a repentaglio la vita di sua figlia e del vicinato, causando danni alla casa che aveva preso in affitto", ha detto in aula il giudice condannandola a tre anni di reclusione.

L'avvocato della 36enne ha dichiarato: "Julie è stata affetta da una sindrome paranoide, ma adesso si rende conto di avere dei problemi. Ha capito che nessuno dalla tv o dalle foto la sta guardando ed è consapevole che ha molto da fare per intraprendere la giusta strada per la guarigione".